sabato 20 aprile 2013

La " Mia Persona"

Avrei avuto voglia di scrivere parecchie cose sulla Pasqua, per rinverdire ricordi, per conservare memorie : mia nonna che torna dalla campagna con sulla testa una lunga tavola appoggiata sul "cercine" dove, in un fantastico gioco di equilibrio, porta torte di riso e cioccolato cotte nel forno a legna; le "Palme benedette" alla Domenica degli olivi, fatte con cornicette di carta colorata, tutta infiocchettata, attorno al santino di Gesù, e infilata su una lunga cannetta che noi bambini alzavamo al momento della benedizione ; la processione di Gesù Morto che impressionava per la sua suggestività, e la visita delle "sette chiese" al venerdì santo, stupende nella loro scenografia ricca di fiori e lumini.
Sì, avevo voglia di parlare di tutto questo, ma poi gli eventi, le cose accadute, mi hanno destabilizzato tanto da impedire alla mia mente di concentrarsi su questi temi, per farmene affiorare altri che ho preferito evitare.  Quindi è subentrato in me il pudore delle parole e ho scelto il silenzio come risposta.
Ma questa cosa non posso fare a meno di annotarla, perché a loro lo devo.
Se dicessi che la telefonata di Perla mi ha colto di sorpresa direi una bugia, perché l' aspettavo ormai da tempo. Gaetano, il suo compagno di tutta una vita, ha scelto una sabato pomeriggio per andarsene dopo lunghe sofferenze. Ha aspettato che intorno a lui si riunissero anche i tre figli, e dopo averli salutati ha chiuso gli occhi su una vita di lavoro e sacrificio.
Perla me ne ha dato l'annuncio subito, e così eccoci qua, il giorno dopo, a casa sua, attorno al tavolo. Noi tre amiche, come in tante altre occasioni, unite nel bene e nel male a parlare di Lui, con affetto e serenità: Perla, Nivea ed io, le amiche di sempre.
 Nivea è passata prima di lei da questa esperienza ed è visibilmente la più scossa, forse perché il ricordo di quei brutti momenti le è tornato di colpo alla mente.Io come al solito non so cosa dire e mi sento inadeguata. Ma , come sempre, è lei che ci rasserena, noi e i figli.
Niente ospedale oggi. Si è presa un giorno per sé, per riassestarsi un attimo dopo le ultime notti insonni. Lei il suo Gaetano se l'è accudito prima, da vivo, fino all'ultimo respiro. Non lo ha abbandonato un attimo e ora lascia che siano i suoi parenti a salutarlo.
Gaetano è stato un gran lavoratore, non conosceva soste ne feste comandate. Aveva una concezione della vita tutta particolare, forse non sempre condivisibile ma che certo ruotava attorno alla sua famiglia e certo non prescindeva da lei, "la mamma", come chiamava sua moglie. Era un Perla dipendente e quando lei, dopo che ci siamo conosciute oltre trent'anni fa, ha cominciato ad uscire con me alla sera per esplorare mondi ed esperienze che più si confacevano alla nostra natura artistica, credo mi abbia odiato.
Forse si è spaventato, ha avuto paura di perderla. Ma lei è stata capace di rassicurarlo facendo in modo che si accostasse al nostro mondo, così, conoscendomi meglio, ha imparato a volermi bene, tanto che mi chiamava Alfredina.
Gaetano era irriverente, a volte smargiasso, ma anche generoso. Era un signore, e quando esplodeva la sua "partenopeità" era anche divertente.
So quanto potrà mancarle, per questo la guardo preoccupata. Ma di nuovo non si smentisce, e ancora una volta si manifesta in tutto il suo essere "grande".
Amo la persona che trasforma ogni giorno disperato in un canto di gioia!
Perla è una persona speciale.
Ci siamo viste per la prima volta quando i nostri figli, coetanei, sono arrivati alle scuole medie. Ci siamo "riconosciute" subito e non ci siamo più perse di vista.
Lei, con quegli occhi color del cielo quando il cielo è limpido. Lei, con quelle mani piccole e tozze, da extra-terrestre, con le quali è capace di fare tutto, dalla maglia al ricamo, dal dipingere al bricolage, dal giardinaggio ai lavori più forti, anche da uomo. Non si è mai tirata indietro da niente. Ma il suo "io" migliore esce fuori quando scrive, e la sua lirica, la sua poesia, è quella che ci ha accompagnate in tutti questi anni.
Compagna in ogni momento topico della mia vita, ci siamo divertite come delle matte irresponsabili, impegnandoci nell'arte, nella cultura, nel sociale e nel teatro.Sempre condividendo ogni attimo, ogni moto dell'anima.
Ma lei è anche quella che mi è stata più vicina nei momenti più bui. Era lei che mi seguiva quando dovevo correre per mia sorella. Era lei che si alzava la notte e mi accompagnava per non lasciarmi andare da sola in quel mondo " al margine della società " nel quale ero costretta, gioco-forza,  ad infiltrarmi.
Lei è l'amica vera, quella che non ti asseconda per compiacenza quando stai per fare una cazzata, ma ti impedisce di farla. Anche a costo di darti contro, di farti star male.
E' stata spietatamente sincera, ha condiviso le mia lacrime aspettando, pazientemente, che uscissi dalla disperazione. Ha avuto la forza di farmi a pezzetti e poi mi ha aiutata, con pazienza, a rimettere insieme i miei i miei cocci.
Lei è " la mia persona " e se oggi sono come sono in gran parte glielo devo.
Abbiamo solo un'anima gemella nella vita e noi per fortuna ci siamo incontrate. Ed ora eccola li, davanti a me che la scruto attentamente pronta a cogliere un attimo di sconforto, di cedimento. Macché! Lei, con la sua concezione divina dell'amore, con il suo pensiero trascendentale della morte e dell'aldilà, non si smentisce.
Tra poco andrà a farsi sistemare i capelli dalla parrucchiera, perché il suo Gaetano vorrebbe vederla " a posto ", e andrà ad accompagnarlo per l'ultima volta con un vestito rosso che lui le ha regalato, fregandosene della gente, delle convenzioni, dell' ipocrisia e di tutto quel mondo finto nel quale, suo malgrado, ha imparato a rimanere a galla.
Lei, che una volta ad un convegno con le psicologhe con le quali collaboravamo come centro culturale, alla domanda : " Di chi avreste voluto essere amiche tra quanti conoscete? " rispose con candore :" Di Gesù!", lasciando tutte spiazzate, comprese le due luminari.
Lei che, per fortuna, in questa vita ha invece scelto me come amica. E quando, una volta finita l'adrenalina del dover reagire, potrà avere un attimo di crollo e di sconforto, mi troverà lì, accanto a lei, a tenerle la mano, in silenzio rispettoso, aspettando che "torni da me", una volta elaborato il suo dolore e averlo riposto in uno dei cassetti della sua anima.
Così , come insieme abbiamo imparato a fare!


Questa lei la dedicò al suo Gaetano, ed io voglio salutarlo così:

"Vorrei"

Vorrei di nuovo
orme sulla battigia:
sciacquio e silenzio,
quell'ombra chiara
delle estati lasciate.
Gli aghi di pino
nell'odore del muschio:
fruscii nascosti,
rami scheggiati
da quel sole sfacciato.
Vorrei di nuovo
ritrovare i riflessi:
magici specchi,
quando Venezia era solo nostra;
poi quel lampione:
solo noi sapevamo.

Le tue lacrime 
in quei giardini,
per non amarlo adesso.
                                    

Perla