lunedì 7 settembre 2015

"Le mi' nonne"

"E fu così che, per grazia ricevuta, Viareggio e i viareggini furono risparmiati dalla peste che circondava la città. La sua avanzata si bloccò proprio là, al canale, ai margini dell'attuale ponte di Pisa proprio dove ora  sorge quella marginetta dedicata alla Madonna. Era l'otto di settembre e, in suo omaggio, si volle fare  un falò di ringraziamento ripetuto negli anni a venire sempre alla stessa data. Ecco come nacquero le Baldorie".
O almeno così a me l'hanno raccontata i miei e in seguito io ai miei figli e nipoti. Ma quanti oggi lo ricordano?
Sono cresciuta proprio là, su quella terra bonificata denominata Campo d'Aviazione. Una striscia di case fiancheggiate dalla pineta e tutto intorno campi coltivati a grano e viti. Una meraviglia poter correre liberi anche per la macchia , ché tanto il sottobosco non era folto come ora e dalla strada si arrivava a vedere il Viale dei Tigli, quando ancora i tigli formavano, con le loro chiome, una galleria d'ombra che a primavera profumava anche le stanze di casa.
Dal piano di sopra aprivi la finestra in estate e una distesa vermiglia di papaveri interrompeva l'oro del grano, mentre in autunno potevi fare scorpacciate di cachi, uva e fichi, facendo attenzione a non farti beccare dal contadino. E le more? A grappoli!
Ma quando arrivava settembre, il pensiero era uno solo: anda' a fa' pinugliori per la baldoria.
Allora via, tutti in pineta, con cesti, cariole, sacchetti. Qualcuno provava a legare dietro alla bici due o tre cassette di legno da riempire per far prima. Ma erin più velli che si seminavino che velli che si riportava, I più trincati invece riuscivano a fassi presta' un caretto, tipo quello per i pesci della mi' zia.e vai......certe cariate  di pinugliori da sparge' nel campo dietro 'asa , così se anco pioveva , si rinsecchivino subito.
La baldoria vera, il covone, si tirava su solo all'ultimo giorno, che così quelli spioni de' villini o della stazione vecchia un potevino  vedè quanto era grossa. La concorenza tra quartieri era tanta e c'era anco la paura che ce la bruciassero prima.
Bemmi tempi quelli in cui l'unico rischio che corevi era che ti dessero foo alla baldoria!
Comunque l'impegno per proteggela era notevole, e i turni di guardianaggio perfettamente organizzati.
Ogni tanto vicino a quel campo passava una seicento bianca che usciva da una villa a fondo strada, e dal finestrino si affacciava una signora mora, elegante, sguardo intenso e vivace, che con un gran sorriso ci faceva avvicinare e ci regalava caramelle.
Solo dopo molti anni ho scoperto che quella signora, che si chiamava Franca Taylor, era una scrittrice e grande autrice di testi  teatrali. Anche lei illustre concittadina caduta nel dimenticatoio di questa ingrata città.
Ma finalmente arrivava il momento, il conquibusse come diceva la mi' nonna: c'avevimo da monta' la Baldoria. E qui entrava in gioo il mitico Birino!
A esse' sincera, chi fosse veramente un me lo riordo.Indubbiamente  uno de' contadini del vicinato. Un ometto già anziano, secco rinfrignito co' capelli bianchi, senz'altro venuto su a zuppa del seghetti. Ma come la faceva bella lu' un na faceva nessuno. Pareva gonfiata: un unico lungo palo inficcato nella rena, e po' tutt'intorno forconate di pinugliori. Un'opera d'arte, senza neanco stacci a pensa' du volte, la più bella di tutta Viareggio. Perché era la nostra!
Ultimo atto......appuntamento tutti alla stessa ora che per danni foo si voleva esse' tutt'insieme.
Ehi, una pottisa! Quando arivavi, un si sa perché, era già accesa, e il colpevole un saltava mai fori,
Belli i mi' amici.....La Cesi, la Meri. l'Anna Maria, la Floriana, Erichino, Marietto che ora fa il medico ma allora era soprannominato "Grande capo chiappe merdose". Alcuni, purtroppo, son già andati a accende' baldorie da altre parti, Massimo, Checchino.....mi viene il ghiozzo in gola se ci penso.
E invece no, un la voglia da' vinta al magone. perché ho avuto la fortuna di vive' questi momenti magici.Non come ora che coglie i pignugliori è diventato perioloso e troppo fatioso. E se qualcuno ancora si riorda per caso di questa festa, n'approfitta per da foo a ogni genere di troiaio che trova purché bruci e si  possa fa del casino con petardi e mortaletti anche periolosi. Senza considerà i miasmi che diffondino nell'aria. Uno schifo.,
Ma noi....noi no. Tutti a girare attorno al fuoco ridendo e scherzando, ipnotizzati dai guizzi di quelle lamelle cangianti e inebriati da quel meraviglioso profumo di ragia e sottobosco. Ci faceva una pippa a noi la Mariagiovanna!!!
Poi d'un tratto :" Sbraciamo la baldoria così s'alzino le mi' nonne."
E mi ma', povera donna : "Alfrè, un t'accosta' che se ti strini ti ce ne dò di sopra."
Toh, certo, perché alla festa c'erin tutti, grandi e piccini, mia solo noi bamboretti. Tutti insieme a condivide' quel rito quasi ancestrale, quel momento di euforia collettiva. Che ci volete fa' noi ci si divertiva con pogo, ma quel pogo ci bastava per senticci felici.  E quando qualcuno de' più temerari s'azzardava : ALLE MI' NONNE .......sembrava un grido di battaglia.
E eccole là, alte, stagliate nel buio della notte, tante fiammelle incandescenti e scoppiettanti che sembrava ridessero partecipi degli schiamazzi di noi bambini....
Chissà cosa ci vedevamo...cosa ci sembravano...Forse semplicemente le caricavamo della nostra energia, delle nostre speranze, dei nostri sogni....era una sensazione di libertà assoluta, di partecipazione all'armonia del mondo....sentirsi vivi e spensierati....ma che ne so!
Avevamo il mondo davanti e una vita intera per viverlo.
Quello che so per certo è che, allora come ora nel ricordarlo, mi batteva forte forte il cuore.