giovedì 22 marzo 2012

Averli e non sentirli

Passo davanti allo specchio e mi spavento: "Oddio, chi c'è in casa?"
Ma no, che scema, sono io. Io o quello che il mio corpo è diventato: grassa, scarduffata, sciatta. Un incrocio tra Platinette e Maga Magò, praticamente 'na chiavica.
Ma come è successo, in quale momento, forse mentre dormivo? Eppure ero un'atleta. Ed ora fatico a salire le scale.
Poi mi riprendo e realizzo: ne ho compiuti sessanta. E, come dice il mio amico Giorgio, mi rendo conto di avere più anni alle spalle che davanti a me.
L' onda dei ricordi mi assale e mi scorrono veloci nella mente i fotogrammi della mia memoria....

Febbraio 1952, casa della nonna in via Cavallotti. Nevica, governo ladro-"Che bella bambina !" Cinque chili.
La mamma è distrutta dal travaglio. La nonna brucia con una candela l'orecchio della levatrice.
Tic tac tic tac. Tanti auguri a te! Ho cinque anni e nasce mio fratello, bello, biondo, occhi azzurri. Ma era necessario ci fosse? E perchè il pappà è tanto felice di un maschietto? Boh!
Comincia la scuola."E' intelligente ma un po' chiusa".La maestra Anita e il mito di Garibaldi; la Dalle Luche; il maestro Pierotti. Magico, lo adoro. Scuole medie senza infamia né gloria. Che noia. Per fortuna ci sono le amiche: Anna, Floriana, Patrizia, Carla. Attraversiamo la pineta tutte le mattine per raggiungere la Jenco.
"Pappà, c'è uno dietro lo stadio che fa le cosacce quando passiamo".
"Va bene, chiamiamo Matone!". Track. Arrestato.Grazie Egisto. Tic tac,tic tac.
Il primo amore. Si chiama A. e dopo le medie va a lavorare in cantiere Poi le superiori e qui è tutto un'altro mondo.
Acquisto sicurezza, consapevolezza di me. La contestazione giovanile, il '68. Nasce Silvana. Con A. ci siamo persi. Arriva G., uno dei più in vista e conosciuti tra gli studenti, e sceglie me. Però io amo lo sport e lui la politica. Troppo.
"Ti voglio bene. Non mi lasciare.
Dura tre anni. Tre anni di lacrime e umiliazioni. Ma vaff....basta!
Allo stadio conosco i calciatori del Viareggio. Cambio amici e amore. Finalmente uno sportivo, ed è buono, calmo, silenzioso.
"Guarda che hai pescato il gobbo nero" avverte mio padre.
"Ma no, chissà quali profondità si nascondono dietro ai suoi silenzi."
Poi il diploma, 36, non mi sforzo ma va bene così. Il lavoro dal notaio. "Pappà mi sposo."
"Brava bischera!" I nuovi amici. Nello, Paola, Gabriella, Alberto, Remo. Anni belli, spensierati.
"Amore,forse è meglio se smetti di correre sui verdi prati e ti cerchi un lavoro, che ne dici?"
"Non ho fatto neanche le medie!"
"Cazzo non lo sapevo. Ti aiuto io."  Lui prende la licenza media e nello stesso momento io partorisco.
Nasce Andrea detto Fifino perchè è magro e minuto. Finalmente una creatura solo mia da plasmare e amare incondizionatamente. Poi arrivano i primi litigi, i primi problemi. Sergio e il lavoro non vanno molto d'accordo e ne cambia diversi. Ma io ci credo ancora. "Ti voglio bene, non mi lasciare"
In un brutto incidente stradale muore Alberto. Ci crolla il mondo addosso. Mi sento sola.Tic tac, tic tac.
Dal mio bisogno di consolazione nasce Daniela. Mai vista una bambina più bella. Però non dorme mai, ne giorno ne notte.
"Fai la ninna, fai la nanna, segaiola della mamma." Quasi quasi la passo sul gas. "Ninna nanna ninnaò, che pazienza che ce vo'!" e così fino ai tre anni.
Sono sempre più in crisi, ma, per fortuna, i bambini occupano un sacco del mio tempo. Fifo gioca a pallone. Nuovi amici : Alfio, Elisabetta, Piero, Rosa.Mi impegno in prima fila per la scuola dei ragazzi. Istituisco un attentissimo comitato di genitori e faccio casino nel sociale.Seguo i loro impegni ricreativi e faccio casino con le società sportive. Faccio casino con i loro professori quando sono alle superiori. Basta, sono stanca di lotte fuori e dentro casa..
Cominciano anni di merda. Ci siamo dentro fino al collo ed io sono sempre più sola. Per fortuna ho delle gradi amiche : Perla, Enrica, Graziella,Nivea.Con altre ancora fondiamo un'associazione culturale e io faccio casino in Comune. Arriva il teatro, con Alfia, Giampaolo, Luigi, Michele, Roberto. Faccio casino con le istituzioni per i finanziamenti, però mi diverto, anche se in casa sale il livello dei problemi.
Conosco A.Caratterialmente mi ricorda mio padre, e perdo la testa.
"Ti voglio bene, non mi lasciare." Ma no non si può, non lo possiamo fare. E finisce.
Papà si ammala. I funerali di papà.
Nuovo cambio di vita. Ho ancora più responsabilità e sono sempre più sola. Nel frattempo ho scoperto che dietro quei grandi silenzi c'è solo del silenzio. Aveva ragione papà. Ma vado avanti anche per i miei figli.
Tic tac, Tic tac."Va beh, dai, in fondo ti voglio bene, non mi lasciare."
Mamma sta male. Muore mamma.
Ho ancora accanto a me le amiche più care, e la vita va avanti.
Quando si nasce si è figlie di.., poi mogli, e poi madri. Ma non si può essere madri per sempre.A un certo punto si diventa nonne ( Laura, luce dei miei occhi) . E poi più nulla, se non il ricordo che avremo saputo lasciare di noi.
Panta rei.  Tutto scorre. Ma lui è ancora qui.
"Ehi, lasciami pure, tanto non me ne importa più niente!"....


          Molto liberamente ispirato a " Panta rei " di De Crescenzo


martedì 20 marzo 2012

Primavera

" Marzo libera il sol di prigionia...", ma se anche non fosse, Primavera è tornata finalmente, e comunque si legge nell'aria, la si sente negli odori, in tutti quelli che la scelleratezza e l'incuria dell'uomo ancora non è riuscita a distruggere.
Basta poco : l'odore della "ragia" in pineta, del sego o della "sciugna" in darsena, e ti ritrovi indietro nel tempo, quando Viareggio era solo nostra e bastava una passeggiata vicino agli scogli limacciosi che ti sentivi una regina, libera e padrona del mondo.
Basterebbe tanto poco per stare bene, solo un po' di rispetto per ciò che ci circonda. Perchè l'uomo non si nutre di solo pane.
Vi prego, non toglieteci i colori !

E nel giorno dedicato alla poesia, io voglio dedicarne una a chi, anni fa, me ne dedicava una a settimana dai microfoni di Radio Massarosa. Non ti ho scordato caro amico, compagno di momenti utopicamente felici, piccolo elfo ricco di saggezza e sentimento. Mio platonico amore.
Grazie per aver sfiorato con la tua la mia vita; siamo indubbiamente persone migliori dopo esserci conosciuti.
E grazie per la ricchezza d'animo con cui hai nutrito la mia anima assetata. Le nostre strade si sono divise, ma io non ti dimenticherò mai come spero sia per te.
" Celami in te, dove cose preziose son celate, tra le radici delle rose e delle spezie!"
Questa la dedicasti a me, ed io te la rendo con tutto il cuore.....

Ciò ch'era perduto era celeste
e l'anima malata, santa.
Il nulla era un vento che cambiava inspiegabilmente dimensione,
ma ben consapevole, sempre, delle sue mete.
Nel nulla che si muoveva ispirato in alto,
capriccioso come un ruscello in basso
ciò che importava era sempre una storia
che in qualche modo era incominciata
e doveva continuare: la tua.
Chi mi aveva chiamato lì?
Ogni mattina ricominciava la tragedia dell'essere
dietro i balconi prima chiusi e poi aperti,
come in una chiesa
che il vento divino soffiasse inutilmente
o solo per dei testimoni.
Poi le abitudini, queste sorelle della tragedia.
Il mare e il suo vento ebbero tutti i nostri sviscerati elogi.
Il tuo "esse est percipi" incontrava tremendi ostacoli da superare
e ogni vittoria era una povera vittoria,
e dovevi ricominciare subito
come una pianta che ha continuamente bisogno d'acqua.
Io però Maria non sono un fratello,
adempio altre funzioni che non so, 
non quelle della fraternità,
almeno di quella complice,
così vicina all'obbedienza e all'eroica inconsapevolezza degli uomini,
tuoi fratelli malgrado tutto, non miei.
E tu, atterrita dal sospetto di non essere più,
sai anche questo,
e ti arrangi a farti da madre.
Concedi alla bambina di essere regina,
di aprire e chiudere le finestre come in un rito
rispettato da ospiti, servitù, spettatori lontani.
Eppure lei, lei, la bambina,
basta che per un solo istante sia trascurata,
si sente perduta per sempre!
Ah, non su isole immobili
ma sul terrore di non essere il vento scorre,
il vento divino che non guarisce,
anzi, ammala sempre più;
e tu cerchi di fermarla,
quella che non voleva tornare indietro.
Non c'è un giorno, un'ora, un istante
in cui lo sforzo disperato possa cessare.
Ti aggrappi a qualunque cosa
facendo venire voglia di baciarti.
                                                                         25 novembre 1994

Alla prossima. 

domenica 18 marzo 2012

A mio padre

Un giorno mio padre mi chiamò e mi disse : Leggi questa e dimmi che ne pensi-. Ed io lessi....
Giaceva in un letto di marmo
immobile in abito scuro.
Il capo reclino sul dietro,
son morbidi i biondi capelli.
Corona gli fan quattro ceri
e nera è la coltre all'intorno.
A un tratto svanisce d'incanto
la triste visione per me..
Lo vedo sul mare lucente, un giorno d'estate nel sole,
un giallo maglione e un cappello, e tante altre vele, e poi barche
Splendeva sul mare la vela, e il volto ridente di lui era allegro, felice, contento.
Ignorava, quel giorno sereno, la triste odissea della vita.
Correva felice sul mare, impegnato nel vincer la gara.
E il vento era amico di lui, gli spruzzi del mare gli baciavano il volto
e a terra tornava felice quand'egli vinceva.
E' finita. Ora è immobile e bianco la dentro alla bara.
Per sempre per me egli vive. E' in me, sorridente, sereno e felice.
Egli vive in me, nel mio cuore. Fa parte di me per l'eterno.


Questa poesia scritta di suo pugno è datata aprile 1968 ed io rimasi basita, allora come ora, nel rileggerla su una mia vecchia agenda scolastica.
Perchè l'avesse scritta non lo ricordo, ne ricorco cosa ci dicemmo allora. Certo è che questa sua fantasia noir, questa teatralità e questo giocare sull'emotività delle persone, era proprio tipicamente suo. E che fosse stata una farsa, una premonizione ,un esigenza manifesta o un suo desiderio di essere ricordato in veste ludica e giovanile beh, aveva ragione, perchè è proprio questo "lui" che ho impresso maggiormente nella memoria.

                Padre, se anche tu non fossi il mio
                padre, se anche fossi un uomo estraneo,
                per te stesso egualmente t'amerei............


Non ho problemi a dire che mio padre è stato, in assoluto, l'uomo che ho amato di più.
Guida, compagno di giochi, di percorso, mentore, modello, consigliere, giudice severo, amico, compagno di vita. Non passa giorno che qualcosa non me lo richiami alla memoria, così come quasi ogni notte non mi accompagni nei miei viaggi onirici. E ogni ricordo è una pennellata di colore: io sulla canna della sua bici mentre torniamo dal mare attraversando la pineta; lui che accompagna me ragazzina in giro per la banca per farmi vedere dove lavora; una spuma bionda al CRO in darsena; due chiacchiere nella vecchia veleria del nonno con Sergio il Posi; due sarde appena pescate, sbuzzate e arrostite su tre stecchi dietro al cantiere; la pesca delle cee, con un vento che porta via e un freddo che "sderena"; e la barca a vela, le regate, il Club-nautico, e il bagno spry aggrappata alla sagola nella scia della barca di Carlo.
I suoi amici erano i miei amici e mi volevano bene tutti! Affinità elettive le chiamano.
Il fatto è che io adoravo il suo mondo e adoravo seguirlo  nei suoi interessi. Adoravo lui.
Ma mio padre era anche altro. Curioso come una scimmia era avido di sapere e si rammaricava di non aver studiato.Era iroso e intollerante a volte, ma dopo una sfuriata era pronto a scherzare di nuovo.Ribelle per natura, odiava le gerarchie. Aveva accettato il suo lavoro perchè permetteva, a lui e a noi, una vita più che decorosa, ma non sopportava l'ipocrita perbenismo che permeava quell'ambiente.
E' rimasto nella memoria di tanti quel suo modo di rispondere al telefono dopo aver subito un ingiusto trasferimento: -Qui è il Puosi dalla colonia penale di Lido di Camaiore-.
In un mondo di camicie, giacche e cravatte, i suoi maglioncini all'Alberto Lupo (come li chiamava) erano una nota di colore che fece tendenza.
Era impulsivo e mutevole, come il mare che lui amava tanto, ed era generoso il mio papà.
Al suo tavolo c'era sempre qualcuno in più : lo spazzacamino, l'Aladina che passava col carretto dei "nicchi", Ciccetto che ci consegnava a casa burro e mozzarelle, Leo la guardia, Umbe' l'ipocondriaco e tanti, tanti al altri. Una damigiana di vino non durava neanche un mese.
Ma gli piaceva anche fare la voce grossa, spadroneggiare, atteggiarsi a padre padrone, anche se poi non si negava a critiche e discussioni facendo della democrazia la sua bandiera.
Di animo anarchico si ribellava spesso e volentieri a quelle regole che poi, a noi figli, avrebbe voluto imporre.
Negli anni della contestazione mentre io , ormai alle superiori, vivevo in prima linea i moti studenteschi, lui, forse per timore, contestava me. E che litigate!
Rigido e incoerente, blasfemo fino alla bestemmia, aveva però sul comodino l'effige di Padre Pio e di Papa Giovanni, perchè "Dio è Dio e la politica è passeggera".
Grande sportivo, buono come il pane, era amato e rispettato da tutti in città. "Te mandami una cartolina indirizzata a Puosi-Viareggio-Italia e vedrai che arriva", amava dire agli amici. Oppure." Se dovessi inciampare i sassi si scanserebbero dicendo-s'accomodi signor Puosi!"
Ma il suo motto preferito era: Male non fare, paura non avere.
La sua vita, tra l'amore per la sua Pierina, i suoi figli e gli amici, è stata ricca e variopinta.
Poi il tracollo.
Non voglio ricordare quegli anni, l'accumulo dei problemi, la loro gravosità, il suo lasciarsi andare, il farsene sopraffare e l'avanzare veloce, troppo veloce, verso la sua resa totale. Non giudico. Non recrimino.
Evidentemente lui era  più fragile di come voleva apparire e il suo cuore più malato di quanto pensassimo.Forse se fossi tornata a casa un po' prima,se gli fossi stata un po' più accanto,se lo avessi curato di più.Ma sono solo congetture .L'unico bel ricordo che ho di quel periodo è il suo affidarsi a me
Il suo vedere finalmente in me quella donna con gli attributi che avrebbe voluto tanto assomigliargli e che solo ora, ma troppo tardi, lui gratificava, riconoscendola, con stima e ammirazione.
Ho vissuto la sua morte come un grosso tradimento. Ero arrabbiatissima con lui che se ne era andato così di fretta lasciandomi sola con questo fardello pesante sulle spalle. Senza il mio amico, senza il mio amore. Mi sentivo persa.
"Ma non potevi aspettare, resistere ancora un po'!" avrei voluto gridargli.
E un giorno, mentre piangevo, da  sola, cercando di sciogliere il nodo di rabbia e dolore che mi chiudeva la gola, mi cadde tra le mani un vecchio librettino di preghiere e meditazione. Lo aprii a caso e lui mi rispose così.........

              Ch'io stia male in questi giorni
              - nel corpo e nella psiche-
              non lo nego di certo...
              "Non potevi" mi chiedo,
              "resistere un po' meglio?"
               Eh no. Credo proprio di no.
               Va bene anche così. Sento per certo
               (fremito oscuro-radioso nei miei nervi,
               irrazionale intuito della mente)
               che quel tormento aveva un suo senso,
               più di tantissime cose godute
               in questi ultimi anni.
              Sento poi che ho patito non da solo
               ma in buona compagnia,
              la migliore possibile : la tua.
              E così, io gemendo, tu tacendo
              ma in croce entrambi
               abbiamo trasportato una cosa preziosa
              da un buio sottosuolo ad un forziere
              dove, da adesso in poi,
              darà luce e calore.
              A chi ? A che cosa ? Non lo so, non m'importa.
              Lo sai tu, e tanto basta.


Ecco. Questo era mio padre, e lo avevo ritrovato.
Lui c'era e ci sarebbe stato sempre. Proprio come diceva nella sua poesia. E quello che di lui resta nel ricordo di chi, come me, lo ha amato tanto, è certo la sua parte migliore.

                 ...........Padre, se anche tu non fossi il mio
                            padre, se anche fossi un uomo estraneo,
                            fra tutti quanti gli uomini già tanto
                            per il tuo cuore fanciullo t'amerei.


                                                                 Alla prossima

martedì 13 marzo 2012

A te.

 Era piccola, tondetta e dolce.....dai, non è di una castagna che  sto parlando, ma della mia mamma che oggi avrebbe compiuto gli anni (in effetti lei stessa era incerta tra il 13 e il 14 , ma ormai poco importa).
Di lei ho una visione strana, particolare:  la  ricordo giovane, non mi sembra neanche di averla vista invecchiare, forse perché i suoi capelli si rifiutavano di incanutire o perché i suoi occhi da gatta, di un bel verde mare, non hanno smesso di brillare fino all'ultimo.
La vedo in giardino a cogliere le rose, a tendere i panni, o in cucina ai fornelli. Lei era la regina dei fornelli. Mio padre avrebbe potuto avvisarla in qualunque momento che ci sarebbe stata " gente " in più a tavola e lei "track",era già pronta, e non importava il numero.
Per fortuna questo patrimonio da lei l'ho ereditato, perché per il resto non è che le assomiglio molto.
Lei era remissiva, accondiscendente, magari brontolava tra i denti, ma non diceva mai di no al suo Silvano, le andava bene tutto ( o quasi ).E io non lo sopportavo, ero, volevo essere diversa. Ma ho capito solo più tardi che la mia era pura gelosia, perché nonostante sembrasse una donna con poca personalità, mio padre l'adorava, e, come lui diceva, avrebbe risposato la sua Pierina altre mille volte se fosse stato necessario.
In effetti è col senno di poi, con la maturità, che ho capito quanto in effetti lei fosse molto di più di quello che io credevo.
A lei piaceva andare nel campo dietro casa con le amiche a chiacchierare mentre noi bambini giocavamo nella vicina pineta.  Le piaceva giocare a carte, a "bazzica", e faceva interminabili partite seduta sui gradini della scala con Fiorella, in veranda con la zia Nenzi, o in giardino con la Maria e la Noemi. E come si  inalberava quando perdeva.
Lei era pigra, e per smuoverla da casa in estate doveva venire la Liviana in bici e convincerla ad andare al mare tutti assieme.
Però le piaceva da matti farsi scorrazzare in macchina o andare a mangiare fuori.
Dopo la morte del pappà una parte di lei se n'era andata con lui, ma bastava dirle "andiamo" che si cambiava vestaglia, ciabatte, un po' di lacca nei capelli, l'immancabile filo di rossetto sulle labbra e via...era pronta per uscire.
Era di compagnia la mia mamma, amava stare con gli altri e amava la sua famiglia.
Ma il suo punto fermo dopo papà ero io, di me si fidava ciecamente e a me si era affidata totalmente.
Negli ultimi anni lei ha avuto la forza di fare dei bilanci della sua vita e mi ha chiesto scusa due volte piangendo:una volta per non essere riuscita a capire i miei problemi,e un'altra perché, ormai quasi inferma, dipendeva da me per ogni suo bisogno e se ne vergognava.
In effetti io non avevo da perdonarle niente, dovevo solo imparare e farla sentire amata e protetta. Ma non so quanto ci sono riuscita.
Mi ricordo un giorno in ospedale , ero vicina al suo letto e, svegliandosi a fatica da un sonno indotto, ebbe la forza di sorridere e mi raccontò, tra lo stupore e un euforia quasi da bambina, di essersi trovata in mezzo ad un bellissimo campo pieno di enormi fiori colorati.  "Vedessi che bello" mi disse " c'era una luce e così tanta pace. Stavo cosi bene."!
Lei se ne è andata pochi giorni dopo, ed io, che ancora stavo metabolizzando il dolore per la morte di mio padre, mi sono sentita inebetita e sgomenta.
Ancora oggi si sente il vuoto di lei.  E quando la penso, mi piace immaginarla in quel campo pieno di fiori odorosi che, seduta in cerchio con le amiche, si diverte a sparlare di noi.



Un regalo per te.....

LA MADRE   di Giuseppe Ungaretti.

E il cuore quando di un ultimo battito
avrà fatto cadere il muro d'ombra
per condurmi, Madre, sino al Signore,
come una volta mi darai la mano.

In ginocchio, decisa,
sarai una statua davanti all'Eterno,
come già ti vedeva
quando eri ancora in vita.

Alzerai tremante le vecchie braccia,
come quando spirasti
dicendo : Mio Dio eccomi.-

E solo quando m'avrà perdonato,
ti verrà desiderio di guardarmi.

Ricorderai d'avermi atteso tanto,
e avrai negli occhi un rapido sospiro.

lunedì 12 marzo 2012

Ahhh... le donne!

Ogni epoca......ha una cosa da pensare. Una soltanto. La differenza sessuale, probabilmente, è quella del nostro tempo.
La differenza sessuale sarebbe l'orizzonte di mondi di una fecondità ancora non avvenuta .   .......
Fecondità di nascita, e rigenerazione per i partner amorosi, ma anche produzione di un epoca nuova di pensiero, arte, poesia e linguaggio.                                                                                                            
Quello che è l'altro, chi è l'altro, io non lo so mai. Ma l'altro che mi è per sempre inconoscibile, è l'altro  che differisce sessualmente da me.

               da ETICA DELLA DIFFERENZA SESSUALE di Luce Irigaray         1982

Voi siete nati insieme, e insieme starete per sempre.......
Amatevi reciprocamente, ma non fate dell'amore un laccio.......
Datevi il cuore, ma l'uno non sia in custodia dell'altro.........
Poichè le colonne del tempio restano tra loro distanti,
E la quercia e il cipresso non crescono l'una all'ombra dell'altro.

               da Il Profeta    di Kahlil  Gibran              1923

Poche citazioni solo per poter , oggi 8 marzo, fermarsi un momento e considerare, a distanza di anni da queste, a che punto siamo noi donne (ma non solo) del nostro percorso di evoluzione ed emancipazione.
Abbiamo davvero fatto dei passi avanti? La nostra vita di coppia è migliorata?
Ecco, qualche riga per pensare un po'. Non nuoce alla salute e costa meno di una cena al ristorante.
A proposito, emancipata o no, è meglio che vada a mettere una pentola sul fuoco, perchè, come dice un  mio amico brasileiro:  se non cucinji,  un tu manji.

alla prossima

Un omaggio alle amiche:

LA PRODIGA

Io ti scelsi tra tutte le donne
perchè tu ripetessi
sulla terra
il mio cuore che danza con le spighe
o lotta senza quartiere quando occorre.
Io ti chiedo, dov'è mio figlio?
Non m'attendeva in te, riconoscendomi,
e dicendomi::"Chiamami per uscire sula terra
a continuare le tue lotte e i tuoi canti"?
Rendimi mio figlio!
L'hai dimenticato sulle porte
del piacere, oh prodiga
nemica,
Hai dimenticato che venisti a questo appuntamento,
il più profondo, quello
in cui entrambi, uniti, continueremo a dire
per la sua bocca, amor mio,
ahi, tutto ciò
che non riusciamo a dirci?
Quand'io t'innalzo in un onda
di fuoco e sangue, e si raddoppia
la vita tra di noi,
ricordati
che qualcuno ci chiama
come mai nessuno ci ha chiamato,
e che non rispondiamo
e restiamo soli e codardi
davanti alla vita che neghiamo.
Prodiga,
apri le porte,
e che nel tuo cuore
il nodo cieco
si disciolga e voli
con il tuo sangue e col mio
per il mondo!

PABLO NERUDA

mercoledì 7 marzo 2012

Ricordi..

Vi è mai capitato di uscire per strada e ad un tratto....ti colpisce a tradimento, nello stomaco, un profumo di primavera che è uguale a quella del..........e allora, d'incanto, lo tzunami dei ricordi ti assale, e ti viene un magone!Perché ti ritrovi  ragazzina, quando credevi di poter spaccare il mondo invece per poco il mondo non spacca te, quando ogni "forse" diventava " senz'altro", quando, per sentirti sola dovevi rinchiuderti nella  nella tua cameretta.
Oggi è difficile non sentirsi sola anche in mezzo alla gente!
Allora il vuoto delle grandi assenze ti colma l'anima finchè....ecco il primo temporale di marzo.
"Senti che casino fanno i tuoni stasera! Scommetti che domani esce la tartaruga?"
Si, mio padre lo ripeteva ogni anno, immancabilmente,al primo tuono di marzo. La sua voce la sento in me continuamente e non ho ancora capito se è lui che mi parla o il mio pensiero che si fa suo per non sentirne troppo la mancanza.
Del resto come dice Richard Back,"se vuoi essere vicino a qualcuno che ami, non ci sei forse gia."
                                                                                                  
 Alla prossima...


Ops.. scusate,vado in giardino a vedere se è uscita la tartaruga. Saggezza dei vecchi!




Un omaggio a.........


                                                         Tenevo un gioiello fra le dita-
                                                          e mi addormentai-
                                                            
                                                         Il giorno era tiepido, i venti monotoni-
                                                         Mi dissi: "Durerà"-


                                                         Mi svegliai e sgridai le mie dita innocenti,
                                                         la gemma era sparita-


                                                         E adesso, un ricordo di ametista
                                                         è tutto ciò che mi resta.




                                                                                  Emily  Dickinson