"Poeta, tu comprendi?"
"Metto da parte il mio lavoro" risposi,
"perché devo aver tempo per capire" Tagore
Chissà perché ho sempre cercato di immaginare il dolore che può provare un serpente quando cambia pelle.
Pensieri strani per una giovane che si affacciava alla vita, ma ancora di più per una che buona parte della vita l'ha vissuta. Eppure ogni tanto mi si ripresentano alla mente insistenti, tediosi e vani, ché tanto, logicamente, resterà un enigma irrisolto.
Ma io ci penso, e ci penso, perché quel cambiamento e quell'inevitabile dolore ogni tanto lo avverto, lo sento mio.
L'ineluttabilità delle cose.! Deve succedere, è normale. Ed è in quel preciso momento, quando senti di non avere il pieno controllo di te, che tutto ti fa male, tutto ti ferisce. Come se sulla tua pelle "sbucciata" buttassero sale.
E' una brutta sensazione, ma accade ogni volta che cerco di fare di me un essere razionale, ogni volta che cerco di darmi un freno per timore o rispetto altrui.Quando le mie parole perdono il loro aggancio ai sentimenti concreti.
Strano, cerchi di richiudere i tuoi canali affettivi, ed è proprio allora che, paradossalmente, ti ritrovi più vulnerabile, ed il brutto che accade intorno, ti circonda e ti imprigiona. Ti senti in balia delle cose, degli eventi,e ti lasci graffiare anche da un alito di vento. Passi, i giorni, le ore, smarrita, in balia del niente, del buio totale, e ti perdi. Perché è difficilissimo "abitare un posto" contrario alla propria natura. Allora non ti resta che un rifugio: il centro di te.
Cominci a cercare, a scandagliare l'anima. Finché una sera, ascoltando il suono dolce e caldo di un oboe, mentre piangi in solitudine sul tuo divano, giri lo sguardo verso la finestra , e la vedi....in mezzo alle foglie della magnolia, là, alta nel cielo, una stella luminosa, solitaria , bianca e lontana, e pensi : "E' lì, sola come me, distante eppure vicinissima, così forte che mi sembra di poterla toccare se solo allungo la mano."
Già, allungare una mano, protendersi verso gli altri o verso altro di noi verso, quella parte di noi stessi che sempre un po' ci sfugge.
Mandare la mente oltre lo spazio e il tempo per capire che siamo di più di quello che ci dicono, di quello che crediamo.
Non siamo solo un passato chiuso, definito, né un futuro ignoto.
Non siamo i figli cresciuti, le occasioni svanite, gli amori persi o quelli possibili.
Non un lavoro terminato o un periodo concluso. C'è altro, deve esserci altro.
Matriosca di me stessa, mi sento in continuo divenire, e non voglio fermarmi
Dobbiamo "essere". Ma non non essere qualcuno né avere ambizioni fuorvianti. Essere, e basta.
Lasciarsi andare, senza calcoli, senza mete, e non importa quante volte cadi, tanto poi ti rialzi. E se anche il tempo arriva e mi schiaffeggia, io rispondo con energia.
E' il mio modo di vivere. E' il mio mondo. E mi ci trovo bene. Non posso rinnegarlo né escludermene.
Voglio prendere la materia dei sogni e plasmarla a modo mio, per far sì che mi assomigli.
Riempirla di parole cariche di significati, di pensieri dolci, di belle presenze, momenti cari, stelle luminose e colori sgargianti.
Perché , come diceva uno che se ne intende, c'è qualcosa di peggio dei sogni svaniti, ed è perdere la voglia di sognare ancora.
E ringrazio di riuscire ancora ad emozionarmi, ad arrabbiarmi e piangere, anche se fa male. Perché ogni volta che esco dalla vecchia pelle, mi riscopro migliore.
Non me ne importa niente se il mio sembra un vaneggiamento senza senso.
Nessuna spiegazione è necessaria a chi mi conosce e sente come me.
Nessuna spiegazione sarebbe valida per chi non mi capisce o non sa chi sono.
Io non ho bisogno di denaro,
ho bisogno di sentimenti
di parole,
di parole scelte sapientemente
di fiori detti pensieri
di rose dette presenze
di sogni che abitino gli alberi
di canzoni che facciano danzare le statue
di stelle che mormorino
all'orecchio degli amanti.
Ho bisogno di poesia
questa magia che brucia
la pesantezza delle parole
che risveglia le emozioni
e dà colori nuovi.
Alda Merini