venerdì 12 agosto 2016

Ricominciamo da qui...

Eccolo qua quel botto doloroso al centro del petto, quel senso di vuoto che sembra bucarti lo stomaco.
Lo conosco bene ormai, mi succede sempre alla fine di qualcosa di bello o quando gli amici, dopo un po' , se ne tornano a casa. La mia "sindrome dell'abbandono " non mi abbandona mai.
Se ne sono appena andati i miei amici di sempre Paola e Nello, e già sono in crisi nostalgica. D'altronde è normale (penso). L'ultima volta che ci siamo visti le cose non andavano affatto bene. Problemi loro, problemi io.
"Dai, vediamo di sistemarci, ci rivedremo presto....", e sono passati tre anni.
Tre lunghi anni in cui comunque non abbiamo mai smesso di sentirci, per raccontarci di ostacoli da superare,  di attimi colmi di lunghe attese, di sproni e incoraggiamenti a tener duro, a non mollare mai per riprendere poi il cammino.
Ma adesso sono qui, sono tornati. Perché questa è un'  amicizia vera, costruita nel tempo, plasmata con le condivisioni e anche i confronti. Non una di quelle fiammate illusorio che ti lusingano nell'euforia del momento, e poi svaniscono come stelle cadenti nelle stanche notti di agosto.
Paventavo il momento del rivederci, un po' mi sentivo inquieta sinceramente: temevo che il tempo avesse infierito....e invece no! Sono ancora quelli di prima, sono come ieri..sì, siamo ancora noi, cazzo!
Ci guardiamo, commossi, e ancora riesco, oggi come ieri, ad immergermi nel verde di quegli occhi: a specchiarmi, senza timore e senza remore, in quei visi dove ogni piccola ruga è un frammento di tempo condiviso, in qualche modo, e dove il grigio dei capelli è come una cornice d'argento ai nostri ieri.
Ripercorriamo vecchie strade, ritroviamo nei posti tanto amati, il ricordo delle nostre passioni.
Ci strafoghiamo di mangiate di pesce. Lui succhia gamberetti come se non ci fosse un domani, e mi fa ridere. Lei barcolla ma non molla ed io ho l'andatura di un pinguino del Madagascar.
Ogni tanto pensiamo a quei "qualcuno" che abbiamo perso nel labirinto della vita ed è normale commuoversi un po' nel ricordo, senza finti pudori.
Ma noi sentiamo di avere ancora pedine sulla scacchiera. Ricominciamo con calma, senza fretta.
Siamo onesti e non temiamo niente , ma non ci raccontiamo balle. Non più : Se non torni presto m'incazzo!- Ma un timido : Speriamo di rivederci il prima possibile!-
Ma sì. Il tempo è un fanciullo che gioca a dadi.
Non pretendiamo di correre verso il  futuro, ma ci incamminiamo piano piano, giorno dopo giorno, per andare incontro , lentamente, al nostro domani.
Ricominciamo da qui. Sorridiamo...ci abbracciamo...
."Dunque, dove eravamo rimasti?"

venerdì 4 marzo 2016

Le ragazze del '52

Mi riordo il pensiero che vola,vola verso la favola blu
mi riordo quel banco di scuola, dove ieri sedevi anche tu.....

Ed eccole qua, le mie compagne delle elementari!
Chi lo avrebbe mai detto....ci siamo perse per anni, ognuna ha seguito il proprio percorso, qualche altra si è anche allontanata da Viareggio, eppure stasera eccoci intorno a un tavolo, a cavalcare lo tsunami dei ricordi.
Potenza di Face Book o destino? Chi può dirlo. Forse era destino che tutte ci affacciassimo a F,B...
Le riconosco tutte all'improvviso...cari volti miei...Certo Marika già l'avevo rivista, e Perla fa parte della mia vita. Me la sono portata dietro, anche se non era a scuola con noi, perché ormai si sa, lei è la mia persona, e con le altre, comunque, condivide memorie di una Viareggio che fu, quella Viareggio dove ci si conosceva un po' tutti.
Riccarda (dobbiamo a lei questa serata), sembra la più matura, ci guarda tutte con occhi materni e, nonostante non stia bene, si vede che è soddisfatta e felice.
Danila è come la ricordavo, anzi, peggio: una scarica di adrenalina pura, ciarliera, vivace, mai ferma. Neanche col pensiero. Una fucina di idee e proposte.
Io non credo nell'età, credo nell'energia. Non può essere uno stato anagrafico a decidere le cose che possiamo o non possiamo fare. E certo lei ne è la dimostrazione, un fiume in piena.
Se ne accorge Marika che, al contrario, in questo periodo (che sia la primavera?), si sente un po' giù di morale e comincia a mettere in discussione alcune delle sue scelte di vita. Ma in fondo, chi non lo fa, e lei è troppo intelligente per lasciarsi sopraffare da rimorsi o rimpianti. In fondo è una psicologa, quindi perfettamente in grado di aiutare se stessa.
Poi entra lei, Gabriella. Alta, slanciata, elegante, non ha un capello fuori posto.
Sinceramente di lei non mi ricordavo, ma appena la vedo, con quel tipico sorriso che regala alla sua bocca una "smorfia" particolare, tac..è un lampo. E l'ho davanti come fosse ieri.
Il mare dei ricordi è un abisso che rischia di ingoiarci.
Ci raccontiamo senza riserve, senza pudori, e ci "riconosciamo" nel nostro percorso di donne forti, anche coraggiose in certi casi, che hanno saputo gestire il proprio destino, a volte così simile, con coraggio e maestria.
Siamo così noi ragazze del 1952, e ancora facciamo progetti. Ancora scorgo nei nostri sguardi sogni e speranze che qualche ruga riesce a malapena a velare. Abbiamo la consapevolezza del nostro vissuto,  non ci sentiamo ne illuse ne disilluse, e certo nessuna di noi si considera una perdente.Siamo fortemente consce di noi stesse.
Forse, come dice Gabriella, noi "diversamente giovani" abbiamo imparato a volerci bene, almeno quel tanto che basta per aver avuto la determinazione di volerci ritrovare.
E lo faremo ancora, cercando, frugando nella memoria e nel cassetto delle foto, di ritrovare anche tutte le altre. Abbiamo scelto di rivederci in agosto, e certo lo faremo. Perché al cinema si dice "Buona la prima", ma noi sappiamo che "la seconda" sarà migliore.

....e la piazza davanti alla chiesa, e la mia con la tua gioventù...
e la debole lampada accesa, e la porta socchiusa sul tempo che fu.

Egisto Malfatti.

mercoledì 17 febbraio 2016

Je ne regrette rien

Sera di S. Valentino   Si fa per dire, è solo per dovere di cronaca, ché per me è una sera come tante altre, se non per il fatto che mio fratello mi offre una cena a cui partecipano amici che volevo conoscere da tempo.
Il locale è di lusso e appena entro mi accoglie, gentilissima, la titolare: "Buonasera signora, lei è sola?"
Cazzo sì! Nella sera dedicata agli innamorati , sono sola.
"Sì, ma aspetto amici!" mi affretto a rispondere....e, nell'attesa degli altri, mi siedo al bar.
Quando tutti arrivano, finite le doverose presentazioni, passiamo in sala.....impeccabile, e romantica.
Tovaglie candide, su ogni tavolo un fascio di rose e petali rossi sparsi ovunque....logico, è la sera degli innamorati...ma io sono sola!
In poco tempo la sala si riempe...naturalmente sono tutte coppie. L'unica single di tutto l'entourage sono io, ma la serata scorre piacevole e si mangia molto bene.
Tra una chiacchiera e l'altra ogni tanto lo sguardo coglie piccole premure tra le tre coppie  che dividono il tavolo con me. Piccoli gesti pieni di riguardo e ..d'amore. "Caro assaggia questo!" "non esagerare" "senti com'è buono" e s'imboccano l'un l'altro. E' bello vederli. ..E io, tra di loro, sono sola.
Intendiamoci, non lo dico per menarla o fare la vittima, assolutamente! Sono quella che ho voluto essere, è una condizione con la quale convivo da anni e che ho scelto. Però ci penso!
Certo ho gli amici, i figli, la famiglia tutta (che è anche tanta). Ma quando arriva la notte e ti chiudi alle spalle la porta di camera...o quando capitano cene come queste....ti rendi conto che la tua è davvero un' affollata solitudine.
Alle volte, dalla donna che sono, mi vien fatto di guardare intorno a me le altre donne, perfette signore,sempre impeccabili, perfette padrone di casa, perfette mogli, e penso a quella che avrei potuto essere. Invece me ne sbatto della forma, dell'etichetta e non sopporto regole che interferiscono con il mio spirito libero. Vivo e lascio vivere, ma qualcosa ho indubbiamente sbagliato se questo strano percorso, pur sempre comunque proiettato verso gli altri, mi ha portata, passo dopo passo a questo mare di solitudine sentimentale.
Eppure non rinnego niente.
Ho fatto delle scelte. Sono andata dritta per la strada che il destino e il mio libero arbitrio hanno scelto per me. Mi sono concessa poco in gioventù, sempre al pezzo, sempre concentrata su un senso del dovere in perenne contrasto con la mia smania di libertà.
Lo so, le donne come me sono scomode, pesanti, ingestibili. Sarà per questo che non ho un compagno accanto, ma quanto spreco d'amore!
Eppure, come diceva la grande Edith, non rimpiango niente. So bastare a me stessa. E sono anche stanca di provare ad analizzare il perché e il percome.
Tutta questa smania di capire tutto, poi ti accorgi che i momenti più belli sono quelli in cui non capisci un cazzo e ti lasci andare all'istinto. E io sono così, me la vivo a modo mio.
Poi però ci sono momenti, quando chiudi fuori dalla finestra il resto del mondo e ti isoli, in cui c'è sempre un silenzio, un maledetto silenzio che ci frega, perché è lì che sentiamo tutte le parole che ci spaventano.
Allora ti senti come risucchiare in un gorgo pericoloso che  cerca di trascinarti pericolosamente in quella spirale di malinconia e rimpianti che sai di non poterti permettere.
Ma è un attimo, solo un attimo. Tiri un respiro profondo e sei di nuovo te stessa. Torni ad impersonare la donna affidabile, serena, forte , decisa. Quella che tutti conoscono e vogliono.
Quella che fingo d'essere e non sono.