domenica 10 maggio 2015

Castelli di sabbia

Siamo qui, riuniti attorno al tavolo, e me li guardo bene i miei figli.
Sono proprio belli, non posso non convenirne, e non è solo orgoglio di madre. Sono belli obiettivamente, anche se completamente diversi uno dall'altro. Lui, che aveva capelli nerissimi, tutto brizzolato e occhi verdi simili a quelli di sua nonna. Lei con una gran cascata di capelli dorati e grandi occhi azzurri come il cielo in estate.
Me li guardo e me li godo, perché io sono fiera di loro, della loro maturità e di come sanno barcamenarsi in questa bolgia che è la vita. Mi piacciono così come sono, semplici, un po' rustici. E' vero, avrei preferito che avessero studiato, si fossero fatti "una posizione", ma per loro, non per me, per poterli vedere affrontare le avversità in modo più tranquillo e sereno.  Invece non li ho mai spinti, non ho mai insistito. Ho sempre lasciato che scegliessero da soli cosa fare,cosa voler essere. Li ho lasciati anche sbagliare, ma ho fatto bene? Che cavolo di madre sono stata?
E in  questa notte di primavera mi assalgono mille pensieri,,mille dubbi, mentre, dalla finestra di camera mia, osservando la notte che volge al pallore mattutino, ripercorro il mio essere madre.
Ho avuto Andrea che ero piuttosto giovane, ventidue anni, mentre per Daniela ero già un po' più matura, ma il mio approccio alla maternità, il mio rapportarmi con loro, è sempre stato lo stesso, quello di vivermeli in assoluta libertà.
Il diventare madre era una delle cose che desideravo di più al mondo..., più di un compagno, più di un matrimonio.  La mia grande famiglia come supporto e mio padre come punto di riferimento. Perché era a lui che volevo dimostrare il mio essere una grande donna, la mia capacità di degna educatrice, e tutto donando loro il massimo rispetto e la capacità del libero arbitro.
"Sono due le cose che i bambini dovrebbero ricevere dai loro genitori...radici e ali !"
Ma come potevo io , ribelle, irrequieta come un mare in tempesta, così fuori dagli schemi, a-normale sempre, zingara di mente, folle ingegnere della mia vita, insegnar loro a vivere "inquadrati"?!
Io che non accettavo di vivere in nessuno dei mondi che mi venivano offerti, io che avrei voluto crearmene uno tutto mio dove poter respirare e rigenerarmi dai colpi inferti dalla vita, come avrei potuto far loro capire che si ha bisogno di punti fermi, di porti sicuri cui approdare durante le tempeste?!
Avevo solo una strada possibile da percorrere: essere me stessa e all'occorrenza mettermi in gioco insieme a loro. E così ho fatto.
Non ho mai nascosto niente, onesta fino alla sfacciataggine. Non ho mai contrabbandato l'intolleranza per ipersensibilità, ne l'arroganza per sicurezza. Non ho mai avuto timore della parole forte o scomoda, della parola possente o pruriginosa. Non ho mai scansato o delegato i problemi ma li ho sempre affrontati, i miei e quelli degli altri. Mi hanno vista folle, allegra, guerriera, ferma e decisa, sempre pronta alla lotta, Oppure fragile e spaventata. Mi hanno vista piangere.....e poi rinascere dalle ceneri senza arrendermi mai.
Ho cercato di trasmettere loro dei valori, di fortificarli, di prepararli alle delusioni, alle lotte. Ho provato a far capire loro che le cose nella vita non capitano mai a caso e che ogni persona che incontriamo può insegnarci qualcosa. E poi.....?
Li ho lasciati scegliere quello che volevano essere, in virtù del loro diritto ai propri diritti, e li ho osservati, un po' in disparte,  come penso sia giusto fare.
Ho sbagliato ?  Può essere, non ho certo la presunzione di credere di poter essere immune da errori.
Ho voluto affrancarmi dal mondo dei miei genitori, così come i miei figli hanno voluto prendere le distanze dal mio. Ma ritengo sia un processo normale e lecito. In fondo, nella vita, è bene che ognuno impari ad essere "genitore" di se stesso.
Certo lo scopo era quello di vederli felici...ma la felicità non è di questo mondo. E' fuggevole e effimera. Un po' come costruire castelli di sabbia sulla battigia. Sappiamo bene che prima o poi arriva un onda e ce li può far crollare. Ma continuiamo imperterriti a tirarli su, ancora e ancora, senza arrenderci mai. Una sfida continua.
Il profumo penetrante delle zagare e delle rose mi riporta alla realtà, e mi rannicchio nel letto con il cuore colmo di speranze fragranti.
E' di nuovo il maggio odoroso e sono ancora qui a pormi domande, a cercare soluzioni. Perché anche se il tempo ci ha fatti andare avanti, io sono ancora lì, indomita, sulla riva di quel mare. In fondo, nonostante tutto, la vita è un'avventura meravigliosa!


          Quando, nella foresta,
           i rami litigano per il vento,
           le radici si tengono per mano,
                                                       
                                             R. Battaglia