giovedì 28 agosto 2014

E adesso parlo di Te.....

Te lo confesso, il giorno che sei nato non è che proprio scoppiassi d'entusiasmo.
Tutto quel fervore, quel congratularsi, quella felicità perché era arrivato il "maschio ", tanta gioia e tanto casino per quel pezzetto di carne in più tra le cosce che non era neanche tanto bello da vedere, proprio non lo capivo.
Ma avevo solo cinque anni, e temevo tu potessi rubarmi l'affetto del pappà. Naturalmente poi non è stato  così, ma io non potevo saperlo.
Oltretutto eri bellissimo, biondo, occhi azzurri, e sempre sorridente. Mentre io, più introversa e pensierosa (già allora il mio cervello rimuginava continuamente ) risultavo un po' più musona. Tanto che il pappà mi aveva soprannominata Buster Keaton, dal nome di quel comico che non rideva mai, ti ricordi?
Come se non bastasse la notte facevo storie per dormire ché ho sempre avuto paura del buio, e non avrei mai voluto andare a letto, sola, in quel camerone enorme.
Mentre te, docile ed obbediente,dopo Carosello subito a nanna. Il bicchiere dell'acqua sul comodino che guai a dimenticarlo; cinque "righe" di avvolgibile aperto per far filtrare la luce, non una di più, non una di meno . E la porta della camera leggermente accostata.
"Non mi fate de' lupi, non mi fate delle streghe!" le raccomandazioni di rito. E buona notte al secchio. Un robot!
Ma perché non sei mai venuto a dormire in camera con me? Boh,, oramai non lo sapremo mai più.
Sarà stato per cercare di relegarti ad un ruolo subalterno che quando giocavi con me e le mie amiche
io facevo la parte dell'uomo e vestivo te da bambina? Con quel grembiulino a quadrettini bianchi e rosa,  la "pezzuolina " sulla testa.....-Io sono il pappà- dicevo - e te la mi' bimba.-
E non ti ribellavi mai, un Santo!
Però di te mi prendevo cura volentieri, ti portavo sempre con me e le mie amiche.
Ricordo una volta, quando ancora qui eravamo circondati dalla campagna e la Via Filzi era un fossato d'acqua tra i canneti popolato di rane e "salamandre", che mentre noi riuscimmo a saltarlo quel fosso, tu mi ci cascasti dentro. Ti riportai a casa fradicio.
Un' altra volta invece che eravamo sul gozzo del pappà alla Madonnina, sbagliasti il tempo di risalita e mentre questi, mollata la sagola d'ormeggio si discostava dalla sponda, mi cadesti nell'acqua. Ti riportai a casa fradicio.
E quella volta che invece dovevamo pulirne la chiglia e remammo, le mie  amiche ed io, fino alla Costa dei Barbari per rovesciarlo e togliergli i denti di cane? Al ritorno volesti fare il bagno nel bozzone ma poi non riuscisti più a risalire in barca.  Allora mi tuffai anch'io per tranquillizzarti e, nuotando insieme come due delfini, ritornammo a terra. Quella volta entrambi tornammo a casa fradici!
Sì, abbiamo condiviso davvero tanto. Ti accompagnavo con la mamma a lezione di Karate dal Romani, o a scuola di nuoto dal Bartelloni. Poi mi hai seguito allo stadio, io in pista a correre e tu in pedana che lanciavi il martello.
A scuola, manco a dirlo, sei sempre stato bravissimo, anche se un po' defilato da tutti quei movimenti che vedevano me invece in prima fila.
Però tu fosti promosso con il sessanta e io con il trentasei. Che ingiustizia!
Intanto io passavo da un amorazzo all'altro, mentre tu in quel campo un po' stentavi, tanto che il pappà e la mamma volevano portarti a "Porto-bello" per cercarti moglie.
Finché hai trovato Daniela, la First-lady di Massarosa, e ti sei accasato.
Trovare lei e la famiglia di lei è stata una gran fortuna, te l'ho sempre detto. Per me è stata più che una sorella, veramente. E vi ho seguiti passo passo nella costruzione di quella vita che vi volevate creare.
Naturalmente hai primeggiato anche nel tuo lavoro, ed hai raggiunto l'apice di quella carriera che il tuo titolo di studio ti consentiva di raggiungere.
Alle volte ti ho sentito dire : -Se ci fosse stato il pappà, chissà come sarebbe stato orgoglioso di me.-
Non rammaricarti, lui E' fiero di te, lo è sempre stato. E il fatto che non riesca a dirtelo non nega certo che lo sia.Fidati.  Mi par di sentirlo come si vanta di là con tutti i suoi amici. E se molli un attimo la tua razionalità e provi ad ascoltare con il cuore, sta certo che le sue lodi ti raggiungeranno.
Ecco, in tutto questo, se proprio devo farti un piccolo appunto, ti confesso che in alcuni momenti, e sai a cosa mi riferisco, avrei voluto sentirti un po' più vicino. Essere un po' più spalleggiata.
Ma hai pensato a preservare la tua famiglia e hai fatto bene. Nessun rammarico, nessun rancore. Toccava a me. Punto!
Sai Dudù, non te l'ho mai detto, ma quando ero ragazza sognavo di poter fare la hostess e vedevo te, ufficiale di marina, al comando di una nave.
Io, capelli al vento e gonna svolazzante, sarei venuta a trovarti e ti avrei raggiunto sfilando tra due file di bei marinai schierati e smaniosi di conoscermi. Proprio me, la bella sorella del comandante. Tu un Brad Pitt in uniforme ed io novella Marilin.
Invece la vita ha fatto di te un Bud Spencer e di me Maga Magò. Tutto quello che possiamo aspirare di fare oramai su una nave è "i parabordi".Pazienza!
Tanto siamo sempre qui insieme, con le nostre strade parallele, le nostre fragilità, e i desideri che ci portiamo dentro e che appartengono ai ragazzi che siamo stati.
Tu affetto da poriomania, e io da struggente malinconia (fa anche rima).
Sabato festeggerai il tuo compleanno ma io non ci sarò, avevo già un impegno precedente con un'amica e sai che a "lei " questo lo devo proprio.
E' forse la prima volta che antepongo un mio desiderio privato alla famiglia, e mi fa un certo non so che.
D'altronde non si smette mai di crescere e te, come mi hai detto, a maturare certe cose c'eri arrivato prima di me.
Comunque, come vedi, in un modo o nell'altro ci sono sempre. E un piccolo regalo volevo fartelo. Prendilo per quello che è e ricordati la promessa.
Tanti auguri fratello. T.V.T.T.B.


P:S: Voglio proprio vedere se avrai la faccia di mettere anche questo su F. B.

domenica 24 agosto 2014

Come una Sirena

Mia figlia è come me, semplice e schietta. Per questo ogni tanto ci troviamo a discutere su fatti o idee in maniera paritetica, molto alla mano pur se senza confusione di ruoli.
Così, al termine di un discorso, mi sono ritrovata a chiederle : "Dani, ma secondo te, io sono una che ubriaca di discorsi le persone?"
Mi ha risposto :"Sì mamma, non vorrei dirtelo ma sei proprio così."
Ecco, praticamente, come diceva un mio caro amico, un'arruffa cervelli o, meglio ancora, un affabulatrice,  un' " incantatrice" che usa il proprio dire per catturare l'attenzione.
Come una Sirena insomma.
Sinceramente la cosa mi ha fatto pensare. Non che mi dispiaccia, questo no.
Ricordo di aver passato gli anni della mia fanciullezza parlando poco e ascoltando molto.
Ho incamerato in silenzio ricordi, storie, sensazioni.  A scuola pure. Non litigavo, non inveivo, evitavo le discussioni pur essendo sempre partecipe. Ma nell'ombra.
Poi ho scoperto la scrittura e con quella ho cominciato a tirar fuori me stessa.
La vita comunque è strana, non sai mai cosa ti tocca e a volte ti fagocita, ti costringe a richiuderti. Finché scopri che quei dolori che hai nascosto in te, quei nemici estranei, sono stati rivestiti a cerchi concentrici da strati di te stesso come fossero lacrime. E piano piano si sono trasformate in qualcosa di prezioso, come fossero perle.
E' normale che ti venga voglia di tirarle fuori, di condividerle.
Ho scoperto così che la parola, specialmente la parola scritta, è il ponte che riesce a portare la mia ombra all'esterno, ad unire il mio io più recondito a ciò che mi circonda. E non mi sono più fermata.
Amo perdermi in fiumi di parole. Adoro la nostra lingua così ricca, varia, piena di sfumature.
Ricerco parole desuete, anacronistiche, creo neologismi.
Mi immergo nella liricità del momento e poi infrango l'incanto con un termine scurrile così, per il gusto di dissacrare l'attimo.
Uso il dialetto per rendere meglio, a volte un'idea che mi lega alla mia terra, il racconto di una memoria.
E uso a volte la provocazione per suscitare stimolanti reazioni.
Mi lascio andare, gioco con i termini, li compongo e scompongo in frasi affermandone la  verità e a volte l'esatto contrario. Parlo di tutto , non mi nascondo dietro niente e non ho nessun pudore nel mostrarmi per quella che sono. Solo per il dolore ho rispetto, e non mi permetterei mai di entrare in quello di alcuno.
La parola è stata per me terapeutica. Una volta ritrovata la mia "ferinità", la mia istintualità ha trovato la sua valvola di sfogo.
Narrare, raccontarsi. Mente chi dice che scrive solo per se stesso. E questo vale per tutte le arti.
Io lo faccio per farmi conoscere, per lasciare un minimo spazio di interpretazione, per trasmettere qualcosa di me e del mio vissuto.E spero che un giorno, se qualcuno avrà voglia di rileggermi, mi possa scoprire e perché no, rimpiangere con nostalgia.
Presuntuosa? Al contrario. Semmai necessità di onestà intellettuale.
Comunque, invito tutte le persone a tirar fuori la loro storia. In prosa, in rima o attraverso l'arte visiva. Il come non ha importanza. Lasciate che le storie vi succedano ed elaboratele. Irroratele con la vostra linfa vitale finché non fioriranno, finché voi stessi non rifiorirete.
E' come una medicina, ed è un lavoro, l'unico lavoro, che prima o poi ciascuno di noi deve fare.
Non è la chiave della felicità, sia chiaro. Ma a chi interessa essere felici?
Io preferisco la vita con le sue ombre, le sue sfaccettature. La felicità è una schifezza se non le insegni a vivere. Già, ma ci vuole coraggio a vivere come cantano i poeti!
Ecco, ancora scintille di parole che mi scaturiscono così, come fuochi d'artificio. Fatene ciò che volete!
Intanto io, novella Penelope, all'ombra del grande olivo, tesso la mia tela di parole in attesa......di chi? Di che cosa?
Questo non vi è dato saperlo.
Ho detto il vero?  Ho inventato una fola? Chi lo sa.
Intanto con il mio lessico divagante vi ho tenuti con me per un po'. Mi avete fatto compagnia. Ho catturato la vostra attenzione e vi ho "incantati " per un po'.
Sì, proprio come fa una Sirena. Non vogliatemene


                                HO deciso di non avere cassetti,
                                solo mensole.
                                Così i sogni li tengo a vista.

martedì 19 agosto 2014

Inclusi gli esclusi

Qualche sera fa, accettando l'invito della mia amica Perla, ho partecipato ad un aperi-cena all'Uovo di Colombo, l'associazione onlus che opera nella struttura de CESER, qui in Via Comparini.
Chi non conosce questo "gruppo" beh, farebbe bene ad informarsi perché si preclude un mondo. Comunque così, tanto per darne un accenno, si occupano, facendo leva anche su un volontariato attento e solerte, della cura e reinserimento delle persone così dette "difficili". E non mi se ne voglia se non vado oltre, ma rischierei di dire cose non precise e preferisco non farlo.
Quello che a me interessa far capire è l'"eccezionalità" di queste persone, la loro capacità di fare gruppo per accogliere e ascoltare l'"altro " il "diverso" , consapevoli che ognuno di questi è un mondo a sé, capace di stupire e meravigliare, degno comunque di essere accolto perché , come dicono loro, "l'altro non è mai scontato, è sempre nuovo. Non a caso tutto il loro staff indossa magliette con la scritta :INCLUSI  GLI  ESCLUSI.
Mi sono accostata a questo mondo in maniera un po' titubante, svogliata dico la verità, perché, da disillusa,  avevo dimenticato cosa e quanto può fare un piccolo nucleo di persone motivate.
Già alla seconda sera di partecipazione alle loro iniziative estive, create proprio per farsi conoscere meglio e raccogliere un po' di fondi, sono stata accolta come una del gruppo, come se mi conoscessero da sempre.
Martina, una delle giovani operatrici, mi è venuta in contro e mi ha letteralmente "investita" con la sua energia fresca e frizzante. Una vera bomba di adrenalina pura.
Ma non sono da meno Stefano e il suo compagno Davide, giusti concentrati di simpatia.
Ho ritrovato Luciana, una delle migliori rappresentanti teatrali della nostra viaregginità e oltre, nonché cara amica che non vedevo da tempo ma è ancora fresca come una ragazzina. E ho conosciuto Lori, fedele compagna degli ultimi momenti di un mio caro amico, che mi fa dono dei suoi ultimi ricordi con un sorriso e una luce negli occhi, così simili per colore e lucentezza a quelli di Lui. E glie ne sono grata.
Anche la presidente dell'associazione, e non me ne voglia se la chiamo solo Chiara, mi conquista con la sua intelligente semplicità Eppure si sente lontano un miglio che è lei la forza trainante di tutto l'apparato.
Ora capisco perché la mia Perla ci si trova così bene!
Loro, con la loro semplicità, ti fanno sentire a casa.
E' proprio vero, la salvezza è nelle cose semplici, e alle volte, sapendo guardare, riesci a trovare l'Oceano in un bicchiere d'acqua.
O di sangria forse, ma che importanza ha. L' importante è sentirsi vivi.
A metà serata, quando già è passato il primo assaggio delle cosine buone preparato da loro stessi con i tesori del loro orto, compare una band di ragazzi ( basso, chitarra , tastiera e batteria ) dal nome che la dice lunga: " I VERBI BREVI " che, come mi fa notare la mia amica, è una frase palindroma, cioè, come la leggi la leggi, sempre uguale è. E brava Perla, volevo vedere se eri attenta!
Fanno un rock anni sessanta, intervallando con un po' di De André e di Rino Gaetano. Vestono in maniera semplice e hanno le facce dei ragazzini puliti, ma filtrano le note come se passassero attraverso le fibre del loro corpo.
Il coinvolgimento è assicurato e la gente comincia a scatenarsi. Anche Perla si butta in pista, e con i suoi passetti alla Panariello mi fa morire dal ridere. Ma io, che so leggere in lei, so quanta forza le serve per mettersi alle spalle il non sopito dolore per la sua ancor recente perdita. E va bene così.
Intanto io sono sempre più catturata dal tastierista del gruppo, un ragazzo carino, semplice, capelli neri un po' lunghi e una voce bassa e calda. Ma con un carisma da vendere. Si chiama Abramo.
Ah Abramo, avessi quarant'anni di meno!
E' strano, sarà la musica, il profumo della campagna, la brezza leggera o il vino, ma mi sento catapultata indietro nel tempo, in quell'età dove tutto ti pare ancora a portata di mano. E, ora come allora, sento che un futuro è ancora possibile, ancora posso fare progetti.
E' come se una forza ancestrale ed empirica si fosse impossessata di me e mi spingesse a scatenarmi in un sabba propiziatorio.
In fondo è vero, chi ha amici speciali non può correre il rischio di affogare nel mare della mediocrità.
Intanto è partita l'asta di beneficenza e riesco a portarmi a casa una maxi foto del molo di Viareggio su cui capeggia la scritta : Viareggio in te son nato, in te spero morire! Che racchiude buona parte di me. Ma intender non lo può chi non lo prova.
E' un piccolo contributo così, tanto per non sentirmi proprio inutile in quel mare di solidarietà.
E come se non bastasse, il numero che mi hanno dato all'ingresso, il 3, viene estratto e vinco anche una cena gratuita per la prossima manifestazione. Non avevo mai vinto niente in vita mia.
E' proprio vero che quando ti senti positiva il positivo ti raggiunge ovunque!
La serata volge al termine, ma io mi sento euforica e vorrei tanto trasmettere questa mia carica a chi magari si sente deluso e demotivato.
Se solo si riuscisse a capire che basta poco per dare un senso alla propria vita, un po' di solidarietà, un po' di attenzione per "l'altro". Un po' d'amore insomma. L'amore quello vero, inteso come "prendersi cura di..", è la chiave che smuove il mondo e può far sentire ogni persona divinamente unica.
Ti riempe la vita di vita. E loro mi hanno fatto capire che non è mai troppo tardi.
In fondo, "una delle cose più sbagliate che può fare un uomo, è quella di rimandare il momento in cui cominciare a vivere"
Un grazie a tutti voi, veramente di cuore.

             Le radici del mio vecchio albero sono sane.
             Così alla mia età spuntano foglie verdi e
             fiori ancora profumati.
             E' una primavera continua.

                                                 Alda  Merini

sabato 9 agosto 2014

Omaggio ad Enrico Casani

Stasera sui viali a mare di Viareggio è di scena Burlamacco.  Buon divertimento a tutti, non entro nel merito. Favorevole, contraria, non ha importanza, non mi interessa.
Spero solo che gli organizzatori riescano a trasmettere alla gente il significato vero del Carnevale per farlo apprezzare ed amare proprio come lo amiamo noi, e non che debba ridursi all'ennesima scusa per giustificare caciarate e sbronze.
Detto questo, a me interessa solo sottolineare che il 6 di Agosto ricorreva l'anniversario di nascita di una persona simbolo degli anni d'oro della nostra manifestazione.
Siccome mi sembra sia passata più o meno inosservata, come sua amica ci tengo invece a ricordarlo e a rendergli il dovuto omaggio......

Ho conosciuto questa persona in un periodo della mia vita in cui provavo quell'aridità di cuore che segue a un eccesso di lacrime e il mio scoraggiamento sembrava tranquillità.
Ricordo che credevo di poter ordinare metodicamente i miei desideri e i miei dolori, così come si dispongono gli oggetti nel cassetto di un mobile.
Lui, uomo di mezza età, viareggino d.o.c., reduce da un divorzio doloroso, era una carica esplosiva di ottimismo, vitalità e fantasia. Una botta di adrenalina pura. Un animo ricco che sapeva intrattenere gli amici con eleganza e classe tra una storiella e una canzone, magari delle sue.
Sì, lui era l'ultimo cantastorie di una Viareggio che non esiste più, " quella Viareggio che piaceva a me!"
Enrico Casani era un  vero signore e un poeta.
Ci siamo conosciuti per una passione comune, il teatro e frequentati per anni senza che mai la sua amicizia potesse stancarmi.
Ci incontravamo a casa di amici comuni inventandoci il pretesto per qualche cenetta, oppure a teatro, dove lui metteva a disposizione delle mie amiche e mia il palco che, al Politeama, il titolare gli riservava.
"Perché mi tocca di diritto!" diceva sempre, e non aveva tutti i torti.
Aveva dato talmente tanto alla cultura viareggina, che pure, come spesso accade,  non sempre gli è stata un gran che riconoscente.
Educato, gentile, aveva un modo di scherzare e dire le cose molto garbato, quasi con humor inglese, finché poi la sua salmastrosità non esplodeva in tutta la sua verve sarcastica.
Un vero chansoniere. E non l'ho mai sentito dire parole sconce o parlare male di qualcuno.Neanche dei suoi detrattori.
Poi quella vigliacca malattia per la quale ha lottato e sofferto tanto.
Ti chiedo scusa, amico caro, se non ti sono stata vicina come avrei voluto, ma sapevo che del tuo soffrire hai sempre avuto un grande pudore. Allora mi sono fatta da parte ed ho aspettato....
"Senz'avvisà nessuno un giorno ci hai lasciato,
ma piglieresti un granchio a di' che t'ho scordato...."
Sì, tu l'hai scritta per Picciù ed io te la rendo.
Ma davvero non ti ho dimenticato, anzi, spesso e volentieri  riascolto il nastro che mi hai regalato, quello con i tuoi brani più belli, per sentirti ancora più vicini. Per rinfrescare la sensazione di quelle atmosfere magiche e fresche che solo tu, con la tua musica, sapevi ricreare.
Come un soffio di Libeccio quando soffia dal vialone.....

giovedì 7 agosto 2014

A modo mio

Io sono fatta così : iper critica, esigente,assolutamente totalmente onesta..... con me stessa.
Sì, penso di potermelo permettere alla mia età. Oramai ho messo dei paletti, dei punti fermi. Mi sono "conosciuta", e mi vado bene come sono.
Scrivo con l'assoluta necessità di esprimermi in una totalità che non ammette interpretazioni.
Sono fatta così. C'ho messo sessant'anni per fare di me quella che sono.
Ho attraversato un'infinità di oceani di dubbi, montagne di ripensamenti.Ho coltivato giardini di rimpianti, mi sono fatta travolgere da tsunami di sensi di colpa. Ma sono giunta alla fine. Penso sia ormai tempo di raccolta.
Niente più energie disperse in battaglie inutili, in utopistiche speranze. Più mi guardo intorno, più mi rendo conto che non ne vale la pena.
Il male, la cattiveria, la sopraffazione, la mancanza di rispetto per gli altri. Ne siamo circondati, non abbiamo scampo.
Colpa della mia generazione, di quella prima o dell'altra prima ancora poco importa. Dai tempi dei tempi l'uomo è quello che è, e "il male"che è comunque in ognuno di noi, sta prendendo il sopravvento.
Ma è inutile dilungarsi in disquisizioni filosofiche, rischiando di cadere nella melma della retorica.
E allora : ognun dal canto suo cura si prenda.
Sono fatta così. Non è una resa, è una presa di coscienza.
Tanto non ho bacchette magiche per fare un mondo a modo mio. E non è detto poi che sia proprio il modo giusto.
Tanto per dare un idea, così, per chiarire, in totale contro tendenza con le femministe, io ammiro la donna che sceglie di prendersi cura della propria famiglia, che rinuncia (bisogno a parte) ad immergersi in un mondo maschile che non ci appartiene e non ci apparterrà mai. In questa corsa all'uguaglianza ci siamo perse nel doverci omologare.  Non abbiamo capito l'importanza del nostro ruolo e " il vero splendore della vita che è la nostra singola, sofferta diversità".
E, tanto per parlare di diversità, non sopporto che si possa dire : -Sì, è così ma....io l'accetto, non è mica un problema!-
Certo che non lo è. Il problema è in chi non ha capito che noi siamo nessuno, e come tali non ci possiamo permettere di acconsentire o meno alla diversità dell'altro. Perché per gli altri noi, siamo i diversi. Quindi come la mettiamo?
Sono fatta così.  Non mi piacciono i saccenti, i prepotenti, chi addita e non vede se stesso riflesso nel difetto dell'altro. Chi non si mette mai in discussione. Gli irriconoscenti, i presuntuosi, i violenti, i sopraffattori e i falsi.
Dirai: ma allora sei intollerante?
Forse sì, e allora? Mica ho detto di essere perfetta.
Però ho maturato l'idea che ognuno ha diritto ad essere quello che ha deciso di essere. Basta che stia lontano da me, perché ho tagliato i rami secchi!
Scusate, ma con l'età si diventa più selettivi, si necessita di affetti veri, sinceri, gli si da più peso. Si è grati per le piccole cose, un sorriso, un pensiero, un buon giorno o un fiore, anche se finto e stampato su carta.
Sono così. Adoro le persone che riescono a trasformare il grigio delle ore in lampi di luce.
La famiglia è la famiglia, non si discute. Ma è degli amici che si sente il bisogno, pochi ma veri.
Mi piace condividere, perdermi in chiacchiere, in giochi, in quel "ti ricordi" che ci ha portati ad essere quello che siamo.
Archiviate le passioni forti, i teneri amori, le folli gelosie, si deve prender coscienza dei limiti dell'età. Quelli fisici naturalmente, perché il pensiero non ha confini. E così tutto il resto è assolutamente godibile.
Ci si può permettere cose che in gioventù mai avresti accettato.
Cosa ne sanno i ragazzi di quanto può essere bello, tanto per citare D'Annunzio, " l'attimo puro e inviolato in cui la passione ha lasciato le lagune dell'amicizia ma non è ancora approdata alle sponde del sesso".
Da giovani si brucia tutto troppo in fretta e poi ci soffermiamo a guardare stupefatti le ceneri.
L'età ci dona la schiettezza, la sincerità di pensiero che approda all'onestà dell'agire. E' bellissimo!
Ed è frutto della maturità. Ti presenti come sei, con le tue rughe, i tuoi chili di troppo. Non vai in fibrillazione per un capello fuori posto, per una maschera di trucco non ben riuscita. Non ti importa di "apparire"
Io sono così. Non posso essere diversa. Puoi prendermi come sono o rinunciare.
Non più mezze misure. Non più compromessi. E ben venga tutto quello che la vita vuole ancora regalarmi.
Pensa come sono diventata saggia! Non è che, come diceva De André "la gente dà buoni consigli quando non può più dare il cattivo esempio"?
E chi lo dice. Sono un elfo consigliere, secondo il significato del mio nome, mica una Santa.
La verità è che, al di là di tutto, quella che sono non mi dispiace per niente, e voglio vivermi tutto il tempo che resta cosi, A MODO MIO.


                 Poiché

Poiché la pietra
è stata gettata
nello scosceso fiume
dell' eterno,
posso alfine scordare

Giungo al centro, alla chiave
all'algebra 
allo specchio.
Presto assomiglierò
al mio nome.

                      Lang.