sabato 9 agosto 2014

Omaggio ad Enrico Casani

Stasera sui viali a mare di Viareggio è di scena Burlamacco.  Buon divertimento a tutti, non entro nel merito. Favorevole, contraria, non ha importanza, non mi interessa.
Spero solo che gli organizzatori riescano a trasmettere alla gente il significato vero del Carnevale per farlo apprezzare ed amare proprio come lo amiamo noi, e non che debba ridursi all'ennesima scusa per giustificare caciarate e sbronze.
Detto questo, a me interessa solo sottolineare che il 6 di Agosto ricorreva l'anniversario di nascita di una persona simbolo degli anni d'oro della nostra manifestazione.
Siccome mi sembra sia passata più o meno inosservata, come sua amica ci tengo invece a ricordarlo e a rendergli il dovuto omaggio......

Ho conosciuto questa persona in un periodo della mia vita in cui provavo quell'aridità di cuore che segue a un eccesso di lacrime e il mio scoraggiamento sembrava tranquillità.
Ricordo che credevo di poter ordinare metodicamente i miei desideri e i miei dolori, così come si dispongono gli oggetti nel cassetto di un mobile.
Lui, uomo di mezza età, viareggino d.o.c., reduce da un divorzio doloroso, era una carica esplosiva di ottimismo, vitalità e fantasia. Una botta di adrenalina pura. Un animo ricco che sapeva intrattenere gli amici con eleganza e classe tra una storiella e una canzone, magari delle sue.
Sì, lui era l'ultimo cantastorie di una Viareggio che non esiste più, " quella Viareggio che piaceva a me!"
Enrico Casani era un  vero signore e un poeta.
Ci siamo conosciuti per una passione comune, il teatro e frequentati per anni senza che mai la sua amicizia potesse stancarmi.
Ci incontravamo a casa di amici comuni inventandoci il pretesto per qualche cenetta, oppure a teatro, dove lui metteva a disposizione delle mie amiche e mia il palco che, al Politeama, il titolare gli riservava.
"Perché mi tocca di diritto!" diceva sempre, e non aveva tutti i torti.
Aveva dato talmente tanto alla cultura viareggina, che pure, come spesso accade,  non sempre gli è stata un gran che riconoscente.
Educato, gentile, aveva un modo di scherzare e dire le cose molto garbato, quasi con humor inglese, finché poi la sua salmastrosità non esplodeva in tutta la sua verve sarcastica.
Un vero chansoniere. E non l'ho mai sentito dire parole sconce o parlare male di qualcuno.Neanche dei suoi detrattori.
Poi quella vigliacca malattia per la quale ha lottato e sofferto tanto.
Ti chiedo scusa, amico caro, se non ti sono stata vicina come avrei voluto, ma sapevo che del tuo soffrire hai sempre avuto un grande pudore. Allora mi sono fatta da parte ed ho aspettato....
"Senz'avvisà nessuno un giorno ci hai lasciato,
ma piglieresti un granchio a di' che t'ho scordato...."
Sì, tu l'hai scritta per Picciù ed io te la rendo.
Ma davvero non ti ho dimenticato, anzi, spesso e volentieri  riascolto il nastro che mi hai regalato, quello con i tuoi brani più belli, per sentirti ancora più vicini. Per rinfrescare la sensazione di quelle atmosfere magiche e fresche che solo tu, con la tua musica, sapevi ricreare.
Come un soffio di Libeccio quando soffia dal vialone.....

1 commento:

  1. questa dovresti proprio farla pubblicare sul giornale!
    enrico non potrebbe ricevere parole più giuste e sentite e sono sicura che pensa(come me)che ,per fortuna,ci sei te a tenere vivo il suo ricordo così bene.
    grazie alfry. T.V.B. p.
    ps.sono sempre io!

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