sabato 25 marzo 2017

Mi manchi " Naomo"

Un anno fa, in una giornata più o meno come questa, la telefonata di tuo fratello : " Livio non c'è più "
Ed io mi sono sentita male!
Sconcertata, affranta, inebetita, sgomenta, piegata in due dal dolore....Non capivo più niente!
Tu, il guascone folle, smargiasso, irriverente ; con quella palese fame di divertimento, di trasgressione, te n'eri andato così, in un battito d'ali, a poco più di cinquant'anni. L'ultimo tuo atto d'anarchia.
Ritrovarci a distanza di anni, dopo percorsi diversi che ci avevano divisi, era stato un regalo del cielo.
Ti ho visto nascere, crescere...poi sparire per un po' preso in un gorgo di vita troppo "diversa" dalla nostra. Una vita che certo noi non potevamo condividere ma neanche capire. Poi la morte dello zio Silvano (mio padre) ci ha riavvicinati e, finalmente , fatti ritrovare.
Che ridere sul mare sotto i nostri vicini ombrelloni che collegavamo l'un l'altro con un grande telo per avere più ombra. Giornate di chiacchiere, confidenze, e " ti ricordi" condividendo tutte quelle memorie che, come un virtuale archivio, tu custodivi nella testa. Un po' spaccone, un po' bugiardo, non si capiva  mai dove finiva il racconto e iniziava l'immaginazione, la fantasia.....ma ci trovavamo d'accordo, specialmente quando facevamo la "radiografia" un po' a tutti in famiglia.
Ma che non eri felice lo sapevo, era evidente che  un tarlo ti rodesse. E il tuo mal-essere alle volte era palese. Lo dicevo ogni tanto a tua mamma (che amo come una sorella) quando eravamo da sole e lei si spassionava : "Attenta Liviana, perché Livio sembra una roccia ma tra i tuoi figli è il più fragile!"
Basta, come non detto, ho un groppo in gola e non voglio parlarne più. Non ho niente da dire, niente da recriminare. Non ho neanche capito bene come e perché sia successo. Ma è successo, e non ci sei più, solo questo so. Se volevi fare un dispetto a qualcuno ci sei riuscito....lasci dietro di te uno tsunami di se e di ma....una valanga di sensi di colpa.
Ho provato dopo un po' a tornar sul mare, ma ci stavo troppo male.
Mi giravo verso la passerella dalla quale ti vedevo arrivare, verso l'ora di pranzo, ma inutilmente...tu, con quell'andatura caracollante che sembrava quasi una danza; tu , con quegli abbinamenti improbabili nei colori di magliette e pantaloncini perché per te, daltonico, il mondo aveva solo sfumature di grigio;
tu che in spiaggia usavi sempre strampalati pareo per cui ti avevo soprannominato "Naomo" e per cui tu, spesso mi mandavi a quel paese. Ma lo facevi anche quando ti dicevo : Naomo, guarda che colori ha oggi il mare! Oppure quando ti raccontavo della mia strana predisposizione a "comunicare" con i nostri cari defunti. No, quello proprio ti faceva fuggire con la pelle d'oca.
Ecco, tutto questo mi è rimasto di te, insieme al tuo sorriso di bambino che rideva come un matto quando, per farlo giocare, gli facevo le imitazioni dei personaggi televisivi.
C'è una storia dietro ogni persona. C'è una ragione per essere quello che si è. Ma la tua storia mi rimane spezzata nel fondo dell'anima come una chiave in una vecchia serratura.
 Proverò a tornare sul mare quest'estate, a quella spiaggia che noi amavamo tanto; e osserverò l'ondeggiare dell'acqua, carpendone ogni sfumatura, ogni piccolo sussurro, ogni lieve o violenta murmure, pensando che tu ci sei, che ne fai parte.
Ci incontreremo ancora tu ed io, e saluterò l'aria, il mare e la terra, ogni giorno, al tramonto, in ricordo di te.