martedì 12 febbraio 2013

L'acqua lava e il sangue tira

Se una ventina di anni fa mi avessero detto che mi sarei ritrovata di questi tempi a cena con i figli di mia cugina Liviana, avrei pensato ad un film di fantascienza.
I ragazzi, si sa, vanno ognuno per la loro strada, seguono i propri sogni, le proprie ambizioni. Un agiato commercialista dandy ( Livio, il più grande) e uomini di mare gli altri due ( Gianluca e Roberto, i gemelli).
E invece eccoli qua Ping Pong e Pang, i tre scapoli d'oro della Versilia, uniti da un insolito e bizzarro destino, seduti al tavolo che li vide bambini mangiare pappette e pommaroline, mentre si strafogano con uno zuppierone da truppe militari di pastasciutta tordellata.
E' da questa estate al mare, dove ci siamo appunto ritrovati dopo  anni, che mi tormentano col venerato ricordo di uno dei cavalli di battaglia della zia Pierina: il sugo tordellato. E così, approfittando della disponibilità dei tre, ho mantenuto la promessa: che "tordellata" sia! Ed è stato un tuffo nel passato.
Sì, perché la cosa più bella, che neanche mi aspettavo visto quanti anni sono ormai trascorsi, è proprio questo loro attaccamento al tempo che fu, e non hanno dimenticato niente. Le immagini si susseguono, una dietro l'altra, evocate da quei " ti ricordi?" che ci riportano a fatti, persone, volti....
Così, evocato dal passato, si materializza all'improvviso sul tavolo il borsellino della Zia Assunta, con i soldi di carta tutti acciuccignati, buttati dentro alla rinfusa e che puzzavano di pesce. Sì, perché lei con una mano poggiava il pesce sulla bilancia che teneva in bilico con l'altra mano. Poi con una mano li avvolgeva nella carta gialla e con l'altra li passava alla cliente da cui poi con la mano aromatizzata ritirava i soldi mentre con l'altra apriva il borsellino e allo stesso tempo rimetteva una ciocca di capelli sotto la pezzuola da cui  nel frattempo era sfuggita. Il tutto in pochi secondi. Ma quante mani aveva la zia assunta?
E lo zio Valerio che si arrabbiava perché lei, una volta a casa, quei soldi tanto sudati voleva riordinarli e li "stirava"  meticolosamente con lo stesso ferro che poi il povero Buacenci ( così era chiamato lo zio ché faceva il sarto) usava per stirare giacche e pantaloni e che, immancabilmente, venivano "decorati" con scaglie di pesce.
Nella memoria ci è corsa in contro la zia Nenzy , che veniva in bicicletta dalla Via Matteotti quasi ogni giorno, con qualsiasi tempo, e che invece portava nel semivuoto borsellino pinzette per le ciglia e le sigarette, rigorosamente Nazionali.
Ma tra tutti troneggia il ricordo di Lui, lo zio Silvano.
Livio si è rifiutato di prendere il suo posto a capo tavola in segno di ossequio, mentre Gianluca non ci ha pensato due volte, ricordando che lo zio li aveva soprannominati "parabordi" per la loro rotondità. E le parolacce che imparavano, ma solo qui, perché gli altri parenti erano "più fini". Piccolissimi, eppure già sapevano distinguere la lana dalla seta .
" O bimbi, come dice lo zio Gino?"
"Dio buono.."
"E li zio Silvano?"
"Dio 'erpente!"  Ecco, questo era già un bel distinguo.
E come non tirare in ballo quei bei momenti in cui mio padre, sentendosi momentaneamente posseduto da Indiana Jones, prendeva il coltello dal tavolo apparecchiato e ....zac!, lo scagliava con forza sopra le teste dei commensali per farlo conficcare nel perlinato che, allora come ora, ricopre le pareti della veranda. Ci riusciva sempre, o quasi, e ne andava fiero.In fondo non era per niente facile.
Ieri ci ha provato anche Daniela, ma il suo coltello è andato mestamente a rintanarsi tra uno dei miei   libri e la brocca di rame, passando velocemente davanti al naso di Sergio che, pur non riuscendo a capire cosa stesse succedendo, ha "intuito" che qualcosa di alieno era transitato tra lui e il televisore.
Sì, è stato bello averli qui come ai vecchi tempi, con Gianluca che si genuflette ossequioso a venerare la pastasciutta tanto bramata e poi esulta con le braccia in alto al "tiramisù" della Daniela; Roberto, che sembra il più contento di questa ri-unione familiare, e Livio, il mio Livietto, che mi sovrasta di due palmi ed è tanto felice quando riesce, con una scusa qualunque, a mandarmi in culo. Che ci volete fare, è il suo modo di dirmi: Ti voglio bene.
Sono proprio tre ragazzi in gamba, c'è poco da dire,e se sono stati sfortunati in amore non devono prendersela più di tanto. Come ho detto loro, è la statistica che li frega. Perché presi singolarmente, sono come tanti altri, ma in gruppo, tre su tre, diventano un "caso".
Sto scherzando, faccio per sdrammatizzare. E a mia cugine che se ne fa una croce vorrei dire di stare tranquilla, ché loro stanno bene, stanno decantando e sono di razza buona.
Anzi, proprio oggi, 11 febbraio, è il compleanno dei gemelli, e nel farvi tanti auguri, vorrei dire a vostra madre che...sì, partorirvi sarà anche stato traumatico, ma se nascessero più persone come voi forse il mondo sarebbe un posto migliore.
E grazie per essere di nuovo approdati in questi lidi. Sarà che, nonostante tutto, come diceva il Silvano:  l'acqua lava, e il sangue tira!
Buon compleanno e...alla prossima.

                  Per incontrarsi bisogna prima perdersi,
                  ma per salutarsi, 
                  bisogna prima incontrarsi.

5 commenti:

  1. Ma nessuno si è ricordato dei due bavaglini che il pappà preparò rigorosamente con la tela delle velerie quando nacquero i gemelli e dove scrisse con la sua inconfondibile e bella calligrafia su uno "Gallina rurale" e sull'altro "Notaio cachereccio" proprio perchè uno dei due gemelli era giallo come una gallina ed uno se la faceva sempre sotto... però non ricordo chi dei due fosse Gianluca e chi Roberto..sono sicuro che la Liviana se lo ricorda ...
    PS avanzo un sugo tordellato

    RispondiElimina
  2. Livio se li ricorda benissimo.

    RispondiElimina
  3. bellissimo un abbraccio e un :-) ciao patrizia

    RispondiElimina
  4. Ciao cugina ,sono il Livio piu grande e mi sembra di ricordà una volta oltre al sangue c'era anche un pelo di valcosaltro che tirava,ma mi sfugge cosa.Io di pastasciutta tordellata ne devo avè mangiata poga ma panini col salame quelli si.La zi Pierina me lo dava tutte le volte che venivo li(tutti i giorni).Comunque questa disparità culinaria andrebbe pareggiata .Un grosso bacio a te e un salutino a Sergio.Ciao alla prossima.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Ciao Livio grande, sono così contenta che tu mi legga che quasi quasi ti invito a cena.
      Che ne dici? A proposito, sta attento perché uno dei prossimi post riguarderà te. E' ora che mi occupi del lato sano della famiglia ( ah ah ah ....).

      Elimina