venerdì 6 dicembre 2013

E se invece....

Una delle convinzioni più radicate in me è che Dio sia donna, anche perché spesso ci toccano le stesse mansioni, una delle quali è "cercare di mettere ordine là dove regna il caos".
Così, mentre cercavo di risistemare chili di cartacce dal cassetto di mio marito, mi sono imbattuta nelle sue vecchie foto, quelle stesse che già, sempre io, gli avevo riordinato in ordine cronologico e raccomandato di raccogliere in un album. (Ma quanto fiato ho sprecato io nella mia vita?)
D'un tratto "boom", eccola qua che salta fuori dal mucchio la foto di "Lui", e il cuore dà un balzo accelerando i battiti.
Ma come, dopo tutti questi anni ancora mi emoziona? Sembra assurdo, ma è come se quella foto mi si fosse attaccata alle dita....ed io torno indietro.....a tanto tempo fa.....quando ero una ragazza e.....


.....Facevo atletica allo Stadio dei Pini, ma i giocatori del Viareggio già li conoscevo perché avevano soggiornato qui, all'angolo della mia strada, al "Pioniere".
Lui però, tra tutti, è stato il primo che ho invitato a casa mia, il primo a far parte della mia vita.
Si chiamava Remo e veniva da Bologna.
Tra tanti calciatori di quel periodo era, indubbiamente, uno dei più bravi e più seri, il vero perno della squadra.
Viaggiava su un GT sportivo color polenta e aveva il fascino un po' schivo della persona piuttosto chiusa, da buon Capricorno. Un Hanphry Bogart emiliano che, con la sigaretta tra le dita, un mezzo sorriso e quella esse strascinata tipica delle sue parti, aveva di certo un suo perché.
Io lo trovavo affascinante, e la prima volta che lo incontrai da solo, sul moletto in darsena, non ci pensai due volte a chiedergli di venire a cena da noi. E lui accettò.
Da li in poi è stato un crescendo in amicizia. I miei gli volevano bene come a un figlio, e lui ne voleva a loro.
Sì, sulla sua scia altri hanno preso a frequentare casa, compresi Sergio (che ho sposato), Nello (che ancora è amico caro), e Alberto (ancora nei nostri cuori). Ma lui è stato il primo, come il gianduiotto Ferrero.
Mio fratello lo adorava, e quando ha avuto dei problemi di salute, lui non ha esitato un attimo a portarselo a casa sua il Duvilio, come lo chiamava, in quel di San Lazzaro di Savena, per fargli cambiare aria e consentirgli una lesta convalescenza.
Era un ragazzo dal cuore d'oro Remo, buono e generoso come la sua terra. Semplice, onesto, e ..fidanzato.
Lei era una brunetta tutta pepe, alta come un soldo di cacio, ma frizzante come un bicchiere di gazzosa ( sì, perché lo champagne poco si addiceva al suo essere estremamente di sinistra.)
Mora, sempre sorridente, simpaticamente spregiudicata, fortemente politicizzata.
Me la fece conoscere e diventammo subito amiche, sul serio.
Io la ammiravo per il suo essere decisa e fortemente emancipata, e quando la squadra giocava in casa, lei arrivava al sabato mattina, dormiva da me, e ripartiva con lui dopo la partita. Ci raccontavamo tante cose, io del mio ragazzo (ché anche io ne avevo uno, cosa vi credete?) e lei di lui, di quanto fortemente l'avesse voluto appena conosciuto, e di quanto fosse importante nella sua vita di ragazza figlia di genitori separati.. E tutto questo durò per mesi e mesi.
Non so quando le cose cambiassero tra me e Remo, ma successe.
La mia storia svaniva piano piano, e la sua presenza era sempre più assidua, sempre più coinvolgente. Veniva qui spesso, parlavamo tanto. Lui si preoccupava per me, per il mio altercare sempre più acceso con mio padre, per il mio piangere spesso, per la mia scontentezza, le mie insofferenze da adolescente. Il bisogno di lui mi stava crescendo dentro piano piano. E più lui si faceva per me importante, più lei si allontanava. Ma io non me ne rendevo conto.
In cerca di un amore grande che non mi facesse soffrire, non mi accorsi che l'amore vero, il più importante e maturo, io l'avevo accanto. Non lo seppi riconoscere.
E una sera che i miei erano accorsi al capezzale della nonna, ed io ero sola a casa con i miei  fratelli, lui si offrì di tenerci compagnia...e l'amore sbocciò!
Non ricordo neanche come successe che ci ritrovammo abbracciati su quel divano del salotto, davanti al televisore acceso.
So solo che mi ero rannicchiata tra le sue braccia forti, sperduta, completamente persa in quella sensazione di benessere e sicurezza che lui mi donava, in quel torpore caldo e umido che mi fecero completamente partire di testa.
Saremmo certamente andati oltre se, seduto in poltrona davanti a noi, non ci fosse stato mio fratello che, di andarsene a letto, proprio non voleva saperne. Doveva "per forza" finire di vedere il programma che staqva seguendo. E una volta saliti di sopra, ormai ero tornata in me.
Lui ci provò ancora, venendo in camera dei miei, dove dormivo accanto al lettino di mia sorella, ancora molto piccola. Ma io, temendo che lei si svegliasse, lo respinsi.
Una vita intera condizionata dai miei fratelli! Ma non solo.
Quella ragazza troppo stupida che ero, si faceva troppi scrupoli: la fiducia tradita dei miei, la mancanza di rispetto per la ragazza di lui, il mio "essere promessa" ad un altro. Che cretina! Altro che donna matura ed emancipata. Volevo essere per forza la donnina perfetta che mio padre avrebbe potuto ammirare.
Immatura e superficiale, nei miei vent'anni dedicati al non voler deludere gli altri, non avevo capito ne riconosciuto l'opportunità grande che avevo per le mani.Ne ho stupidamente trascurato i segnali così ho buttato via una cosa bella  sprecando forse la più bella occasione della mia vita.

Tenevo una gemma tra le dita.
Me ne andai a dormire.
Il giorno era tiepido,
i venti erano banali,
dissi "Si serberà"
Mi svegliai
e sgridai le mie dita innocenti.
La gemma era scomparsa.
E ora, una memoria di Ametista
è quanto mi è rimasto.
                                         E.D.
Lui piano piano si è allontanato, forse pensando di non essere voluto. Dopo qualche tempo lei, che era senz'altro molto più furba e matura di me, rimase in cinta, e così si sposarono.
Io, dal canto mio,feci la mia scelta, quella che ritenevo più giusta, e mi sposai un po' di tempo dopo.
Loro non vennero al mio matrimonio. Senz'altro a lei che aveva capito, stavo un po' sulle scatole. Ma so che lui, quando quella mattina in albergo incontrò la Paola e il Nello che venivano da me, disse che quello sarebbe stato "il giorno più brutto della sua vita".
Così ci siamo persi di vista.
E' tornato qui una sola volta, alla morte di mio padre. Ma, lui chiuso nel suo imbarazzo, ed io nel mio dolore, non siamo stati capaci di "ritrovarci".
Mio padre diceva sempre:-Meglio avere rimorsi che rimpianti!-
Ecco, lui è senz'altro, il più grosso rimpianto della mia vita.
Non posso sapere cosa sarebbe stato di noi se avessi seguito il mio cuore anziché la mia testa. Se quella volta mi fossi lasciata andare, se gli avessi detto almeno una volta quanto avevo bisogno di lui, se avessi anteposto i miei desideri al rispetto per gli altri e avessi pensato un po' più a me stessa.
Purtroppo tutto questo non conta più, indietro non si torna.
Ma io l'ho sempre tenuto nel cuore, celato in quell'angolino segreto cui solo una volta ogni tanto si può avere accesso, per quell'istinto remoto risvegliato da ujn profumo, una musica, o una vecchia fotografia.

                            Annullare il presente
                            e riscoprire i tuoi passi
                            padrona del tuo passato,
                            per scoprire infine
                            dov'è che ti nascondi.
                            Come fossi l'aria
                            e non ti fai respirare.
                            Come acqua tra le dite
                            te ne scivoli via,
                            e ancora è sete di te.
                                                                      Perla

Dedico questo salto nel passato alla mia amica di sempre Paola, che un bel tuffo dal trampolino sta per farlo davvero e so che è un po' spaventata.
Allora viglio dirle: ti ricordi i primi tempi che venivi al mare e , non sapendo nuotare, avevi paura dell'acqua?
Bene, col tempo hai imparato e hai cominciato a lasciarti andare. Ecco, fai la stessa cosa, lasciati andare all'onda che viene. E' grande e può far paura, ma se te ne lasci sollevare senza far resistenza e irrigidirti, come niente ti ritroverai dall'altra parte.
E se anche un po' dovesse sciamblottarti, non temere, sempre a riva ti porterà, e lì, seduta su un patino, bella come la Sirenetta di Andersen, ci sarà la tua amica salmastrosa. Ad aspettarti come sempre!
Un bacione e ...a presto.
                                                         Alfry.

1 commento:

  1. dio mio(per non dire :porca miseria)!quanti sorprendenti tesori sono nascosti nella tua stanza segreta!!!far parte della tua vita è un dono del cielo.grazie.lo sai già,ma continuo a dirtelo:ti voglio bene. perla

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