sabato 6 ottobre 2012

Le stagioni del cuore

E' fatta, ormai è ufficiale, siamo in Autunno.
Riposti teli da mare, costumi e borse da spiaggia, si torna finalmente a ritmi più lenti, meno frenetici.
E' come se, nel bel mezzo di un discorso concitato, si dicesse: calma, aspetta un attimo, parliamo ! E si tira un sospiro profondo.
Io amo l'Autunno, adoro l'aria che profuma di terra bagnata, il vento fresco che porta odore di mare e di sottobosco.
Si, lo so, qualcuno dirà che sono matta, ma che ci volete fare, nella vita si cambia, e i miei gusti in fatto di stagioni hanno forse seguito lo scorrere degli anni, i miei stessi ritmi biologici.
Sono nata nel crudo dell'Inverno, a Febbraio, proprio in mezzo al periodo di Carnevale.
Casa della nonna, dove vivevamo, era fredda, freddissima. Non c'era riscaldamento, non c'erano né termosifone né stufe. Era una vecchia casa viareggina, e, al massimo, potevi concederti una stufetta elettrica in camera, poche ore prima di andare a letto. Mentre in cucina dovevano bastarti i fornelli.
Ma passarsi di mano in mano lo scaldino, o "caldanino" come lo chiamava la nonna, assumeva quasi il valore di un rito tribale in quei mesi freddi.
Quel braciere di coccio con la carbonella accesa, sembrava un cuore pulsante, e poterlo tenere un po' sotto ai piedi era una goduria.
Eppure, nonostante la casa nuova, questa, dove venimmo ad abitare nel '53, l'inverno continuavamo a passarlo dalla nonna, perché qui era ancora più fredda vista la vicinanza della pineta. E a niente serviva il trabiccolo con lo scaldino acceso messo a riscaldare il letto. Ottenevi solo di tirar fuori l'umido dalle coperte.
Però che bei ricordi!
Mi torna in mente quando, dalla finestra della camera della mamma, una mattina vidi tutta la Via Cavallotti ammantata di bianco....: la nevicata del '56.
E i pranzi di Natale, l'odore dei crostini, del brodo di gallina con il collo ripieno, del sugo con i tortelli fatti in casa, e le vassoiate di fritto...La nonna era povera, ma i suoi pranzi natalizi erano luculliani, perché i suoi parenti contadini per manifestarle rispetto e affetto (che meritava) le donavano ogni ben di Dio.
E le domeniche al Carnevale, sempre alla stessa postazione: la soglia della Cassa di Risparmio di Lucca dove mio padre lavorava e che, nel periodo carnascialesco, era eccezionalmente aperta anche durante i corsi mascherati. Poi il ritorno a casa tutti insieme, tra nuvole di coriandoli e profumo di brigidini.
E le passeggiate in pineta con il pappà dell'Anna Maria che raccoglieva "boraccina" per il presepe mentre noi ci improvvisavamo pattinatrici sui fossetti ghiacciati.
E quelle sere "diverse" quando, portandoci dietro coperta e borsa dell'acqua calda, ci spostavamo due case più in là per andare dal Nannetti a guardare la televisione. Noi non l'avevamo ancora ed era scoppiato il fenomeno "Lascia o raddoppia". Imperdibile. Roba da sballo preistorico. Ma era tutto così intimo e rassicurante.
Poi ho cominciato ad apprezzare la Primavera, e con il risveglio della natura arrivava anche il risveglio dei miei ormoni.
I primi amori, il cercarsi tra gli scogli con Alfredo, le passeggiate alla Sassaia per potersi scambiare baci senza correre il rischio di essere visti. Il poter dedicare più tempo ai propri interessi, l'atletica allo stadio, ché io adoravo correre. Oppure, ormai donna, poter portare i figli in piscina o all'allenamento di calcio, facendoli godere il più possibile del sole e dell'aria aperta.
Con l'allungarsi delle giornate c'era più tempo per fare cose, passeggiate in bicicletta sulla marina, tra l'odore dei camuciori, o lungo il viale, con quel profumo di tigli che riempiva di effluvi anche le stanze di casa.
Poi ho capito che la stagione migliore era l'Estate.
Finita la scuola dei ragazzi, potevi concederti di alzarti più tardi la mattina e stare tutto il giorno sul mare, partire alla mattina con una borsa piene di panini, e tornare alla sera giusto in tempo per una doccia veloce e la cena.
Aveva un bel da fare mio padre a "bronciolare" perché ero sempre in spiaggia!
"Verrà settembre.." continuava a dire. Ma io non lo ascoltavo. IL mare è sempre stato la mia grande passione. Finché poi non ne ho scoperte altre con la maturità, come l'uscire con le amiche, il frequentare sale e convegni culturali della città, fare teatro, o cenare per due soldi al "Piccadilly" con Ciro, facendo notte fonda parlando ore ed ore di ogni cosa, dalla politica agli amori. Specialmente dei suoi.
Avevo scoperto " la notte " e tutto quello che in quelle ore si poteva vivere di bello. E con l'arrivo del buio, scompariva il buio dalla mia vita..... non ero più nel cuore della notte, era la notte che mi aveva rubato il cuore.!
Era come un grido di libertà. Sentirsi ancora viva, padrona di me stessa.
Finalmente facevo quello che mi piaceva fare. Reclamavo il mio diritto all'indipendenza mettendomi contro tutto e tutti, ma non me ne importava. Una volta tanto volevo mettere me stessa al centro de mio mondo, della mia vita. E quelle notti erano stracolme di vita.
Poi tutto cambia, tutto finisce. Col passare degli anni cambiamo inesorabilmente anche noi. Le forze scemano e le esigenze diventano altre.
Ora le estati un po' mi annoiano. Sopporto meno la confusione e il caldo eccessivo mi è divenuto intollerabile. I figli sono indipendenti, non hanno più bisogno della nostra presenza, si scelgono da soli amici e posti da frequentare.
Possiamo prendercela più comoda e anche i nostri argomenti di conversazione cambiano soggetto. non più amori e amorazzi, ma nipoti e acciacchi vari. Anche gli ormoni si assopiscono.
I momenti più " eccitanti" del'estate sono le sbirciate alle docce sulla battigia. Roba da infarto!
Ci sono soggetti che stanno lì, sotto il getto del'acqua, e continuano imperterriti a sciabordare nei loro slippini colorati (molto gettonati quest'anno il fucsia, il giallo e il verde acido) come se dentro nascondessero dei pitoni o delle anaconde tropicali.
E continuano, e continuano, sciorinando cotanta virtude come dovessero risvegliare un mostro addormentato.   CHE AMAREZZA!
Allora ben venga l'Autunno, col profumo del mosto nei tini di Dino, la pineta che odora di funghi e le giornate con quella luce color ambra che ti riconcilia col mondo.
Sì, sono in attesa delle castagne per addolcirmi le ore con ballocciori e mondine in santa pace.
Non so voi, non so se alle mia amiche mancherà questa torrida estate e come se la passeranno quest'inverno. Spero bene.
Per quello che riguarda me, beh....io speriamo che me la cavo!


       La nostra vita è quello che la nostra mente crea giorno dopo giorno,
       e noi siamo lo specchio di quei giorni.
                                                                Romano  Battaglia

1 commento:

  1. credevo d'aver letto tutto del blog,invece questo non lo ricordo,per cui ,per me,è nuovo.invece dei complimenti(ormai scontati),una riflessione:vite quasi parallele che si sono avvicinate sempre di più,fino a confluire in una sola,cambiando traiettoria per rimanere unite.con tutto l'amore che posso p.

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