giovedì 22 novembre 2012

Stella di mare

" Tu che sei nata dove c'è sempre il sole
  sopra uno scoglio che ci si può tuffare..."

In principio fu il caos. Questa gravidanza ripresentatasi ad un anno di distanza dall'altra che avevo volontariamente interrotto, mi scombussolava l'esistenza.
Si, quello non era un buon periodo per me né per il mio matrimonio. La volta precedente mi ero lasciata convincere un po' da tutto e tutti. Non vivevo un rapporto sereno, non ero tranquilla.
Avevo Andrea già di sei anni e tutti a dirmi: "Ma sei matta, cosa ti metti a fare. Uno è anche troppo".
In casa e fuori era un coro unanime. E me ne sono servita come alibi per scusare me stessa e giustificare la mia debolezza.
Poi, dato che quando le cose devono accadere accadono, forse inconsciamente il mio desiderio di maternità ha prevalso sulla razionalità, e la gravidanza si è ripresentata. Tra mille tormenti e ripensamenti, temendo anche, forse a causa di una pavida coscienza cattolica, di venire "castigata" dalla giustizia divina per il gesto compiuto un anno prima.
All'epoca la mia spiritualità era molto latente e non avevo ancora maturato l'idea di un Dio che non punisse ma mettesse alla prova. Ero confusa, spaventata e nervosa. E tutto si ripercuoteva sulla creatura dentro di me.
Non stava mai ferma, avevo la pancia che andava per conto proprio e ogni tanto nell'agitarsi la creatura mi causava anche qualche colica di fegato, così, tanto per gradire.
Sembrava non riposare mai, e infatti....
E' venuta al mondo in un piovoso giorno di novembre, alle due del pomeriggio. E' uscita con il pugno chiuso, alla maniera dei comunisti di una volta, ed era bellissima! Un bambolotto roseo con una peluria biondissima sulla testa e due occhi grandi che poi si sono rivelati azzurri.
"Cavolo, è mio padre!" ho esclamato. Ed era vero, era già una Puosi dalla nascita, e di noi ha mantenuto la follia.
Avrei voluto chiamarla Selvaggia, e l'avrei azzeccata in pieno: un nome un destino. Invece fu suo fratello a sceglierlo: Daniela.
Daniela era irrequieta, non dormiva mai. Ebbe subito un ittero altissimo che ci spaventò a morte.
"Ecco " pensavo "questo è il castigo di Dio " e invece passò. Ma non si attaccava al seno. "Perché è pigra " mi dicevano. E vai con le "campanelle " attaccate ai miei capezzoli dalle quali io, con una cannula, suggevo il latte, mentre lei si limitava, attraverso la tettarella, a farselo scivolare in bocca.
Non c'è stato verso di passare un intera notte di sonno tranquillo fino verso i tre anni. Io seduto sul letto e lei in braccio. Lei piangeva e io piangevo.
"Sarà un castigo." mi dicevo. Però cresceva e diventava sempre più bella : una cascata di riccioli biondi su un viso d'Angelo.
Era la passione di parenti e vicinato. Le mie amiche si divertivano a vestirla e a pettinarla , come fosse una bambola. Pizzi, trine e fermaglietti colorati nei capelli. Tutto quello che, appena ha potuto, ha rinnegato.
Secondo me è stata la caduta al matrimonio di mio fratello che  l'ha cambiata. E' venuta giù da un muretto di tre metri e si è spaccata la testa. Non mi toglierò mai dalle orecchie quel " ciack " sordo che ha caratterizzato il colpo sull'asfalto.
"Ecco, ora Dio se la riprende.." ho pensato. E mi sono sentita morire!
Ma Dio non aveva fatto i conti con la sua  determinazione e la sua cocciutaggine. La sua testa dura, appunto. E anche quella volta è andata bene. Ma che caratterino..!
Voleva essere guardata, considerata. E' cresciuta selvatica, un maschiaccio irriverente, totalmente anarchica e indipendente. Un "codazzo" informe raccolto dietro la nuca, pantalonacci, maglietta, e via.......a giro con la bici.
Lo sport la stancava, la scuola l'annoiava. Una sola grande passione: i panini.
Mio padre la chiamava Poldo, come il personaggio dei cartoni  che aveva sempre un hot-dog per le mani. Carlo invece l'aveva soprannominata " la pastora ", perché nel frattempo aveva anche imparato a fischiare con le dita in bocca. E così su su negli anni fino all'adolescenza, all'incontro con il suo Tato, l'unico essere maschile ( a parte suo fratello che adora ) cui ha concesso di entrare nel suo mondo. E c'è ancora dopo diciannove anni.
Ma, nonostante le apparenze, il suo micro-cosmo non è solo questo. Daniela è molto di più.
Combattente nata, novella Don Chisciotte, si ritrova a combattere battaglie non sue, eppure non si tira mai indietro.
Senso del dovere e responsabilità verso gli altri sono le sue doti e il suo cruccio. Eppure la sua vita è fatta di piccole cose, semplici: i suoi cani, il suo ragazzo, la sua famiglia, la sua casa.
Non ha grandi ambizioni, non fa voli pindarici. Le piace quello che ha e il suo ruolo di padrona di casa. Lei è nata per fare la casalinga, e si trova perfettamente a suo agio tra pentole, fornelli  ed elettrodomestici vari. E' il suo regno e non pretende altro che di vivere serena e tranquilla, senza troppi pensieri.
Daniela cara, ora sei alla soglia dei trentatré anni e voglio farti un regalo, uno di quei regali particolari che noi ogni tanto ci scambiamo perché non costano niente, ma sono comunque testimonianza dell'amore e del rispetto che abbiamo una per l'altra.
Una volta, da piccola, venuta a conoscenza della mia interruzione di gravidanza mi dicesti : "Hai visto? Sono stata più forte io. sono tornata e stavolta son riuscita a nascere!"  Come se d'istinto, a quell'età, tu avessi già intuito e risolto il mistero cosmico dell'anima e del karma.
All'epoca pensai : "E meno male!" . E lo penso tutt'ora.
Te (come tuo fratello) sei stata un dono prezioso, una creatura speciale che mi è stata inviata per aiutarmi a capire, a maturare. Altro che castigo, è stata una fortuna averti, e ora che sei ormai una donna, vorrei farti capire quanto il vederti crescere ha riempito la mia vita.
E' vero, sei stata a volte faticosa, spesso impegnativa. Hai fatto delle scelte che non sempre ho condiviso, ma erano le tue, e non potevo fare diversamente che assecondarti.
Hai conosciuto la violenza, il dolore. Hai dovuto, fin da piccola, rapportarti a cose più grandi di te, e di questo ti chiedo scusa, ma tu sai che non avevo molta scelta. O forse si.
Forse, se avessi insistito di più, se mi fossi persa di più dietro a voi due, oggi non saresti a fare il mestiere che fai e avresti meno problemi. Perdonami, io non sono perfetta e ti chiedo scusa per non averti guidata verso un futuro diverso.
Ma qualcosa di buono devo averlo fatto se ancora ti ho vicina così come sei: forte come una amazzone, tenera come un panda, guerriera e incazzosa, fragile e spaventata. Anima grande, folata di vento, stella di mare, amore mio. Ti adoro.
Tanti auguri Daniela.

         L'INTRECCIO

Ho preso due raggi di sole
due fili d'erba mattutina 
due gocce di mare limpido
e li ho intrecciati con l'attesa.
Ho scavato nella terra nera
un giaciglio caldo e ti ho abbracciata;
-nove umide lune-.
Sei nata in un grido prepotente
dal tepore di un abbraccio
e sapevi di sale.

                                         Cristina S.

1 commento:

  1. grazie mamma ma non devi chiedere scusa va bene così quello che è stato è stato ma nonostante tutto ci sei sempre stata vicina a me e andrea e questo ci basta,grazie a te

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