sabato 10 maggio 2014

Le Madri

Una si chiamava Assunta, classe 1912- segno zodiacale Pesci, l'altra Annunziata detta Nenzy, anno 1913- del Leone, ed erano sorelle di mio padre, più grandi di lui di diversi anni
Lui, il più piccolo di cinque fratelli, le chiamava, non so perché, le sorelle Gasmè, e sono sempre state i suoi angeli custodi.
Certo, è vero che nella mia vivace famiglia spesso si discuteva, ci si sfotteva e alle volte si alzava anche la voce, ma era comunque una famiglia molto unita e compatta in cui, il fare gruppo, era talmente scontato che neanche ci rendevamo conto di quanto le nostre vite fossero intersecate.
Perché voglio parlare di loro?  Perché domani sarà la Festa della mamma, e sono sicura che mia madre non si offenderà se, per una volta, il mio pensiero corre a queste due bellissime figure di donne che le hanno voluto bene come ad una sorella più piccola, e a cui un omaggio come madri mi sembra doveroso.
Loro vivevano insieme, nella stessa casa: la zia Assunta con la figlia Liviana, la zia Nenzi (alla viareggina) con il marito Valerio detto "Buacenci " perché faceva il sarto, il figlio Livio, mio coetaneo, e la nonna Giulia, la loro madre.
La zia Assunta, che poteva sembrare la più forte, era rimasta vedova che la figlia aveva appena quattro anni, e soffriva parecchio il suo stato di solitudine.Lo zio, che era stato un marinaio, durante l'ultima guerra era "saltato" con la sua nave su una mina e, per quel  che se ne sa, pare sia morto affogato dopo essersi dissanguato nel vano tentativo di salvare uno dei suoi marinai. Fatto sta che il suo corpo non è mai stato ritrovato.
"Quel giorno stiravo," amava raccontare la zia , "e nel riporre' la roba nel cassetto, m'è saltato fuori un fazzoletto nero. Oddio, ho subito pensato, è successo qualcosa al mi' marito!"
Si, perché la zia, fervente credente, si vantava di possedere ( e perché no?) anche poteri medianici.
Fatto sta che la sua vita, gioco forza, cambiò drasticamente, Non più la moglie giovane e coccolata del capitano, ma una donna sola con una figlia piccola da allevare, Non ci ha pensato due volte a rimboccarsi le maniche e cominciare, con il suo bel carretto, a vendere il pesce per le vie di Viareggio. La  scelta di restare in casa con la sorella è stata quindi logica e consequenziale.
Acqua, gelo, vento o sole a picco sulla testa, niente la fermava. Le sue mattinate erano tutte inesorabilmente lì , su quell' angolo di strada. Mentre la zia Nenzi, che comunque ogni mattina accompagnava la sorella al mercato per comprare il pesce, faceva poi ritorno a casa  per occuparsi delle faccende domestiche. Un vero sodalizio.
Ma il vero perno della casa, il cuore pulsante, era proprio lei, la zia Nonziata. Meno prepotente, meno chiassosa della sorella, appariva più remissiva e accondiscendente. Ma col cavolo che lo era!
Era una donna forte la zia Nenzi, avvezza al sacrificio e votata all'abnegazione.Lei, negli anni, si è presa cura di tutti noi indistintamente, con amore infinito. Adorava la Liviana che ha tirato su come fosse una figlia, e il suo Valerio che, pur facendo anche lui una vita di sacrifici alternando il mestiere di sarto a quello di cameriere, faceva fatica a sbarcare il lunario.
Ma l'amore della sua vita era Livio, il figlio. Per lui, per non fargli mancare niente, avrebbe venduto l'anima al Diavolo pur di non dover mai chiedere aiuto a qualcuno, tanto era fiera e orgogliosa.
Lei era capace di inventarsi delle squisite pastasciutte usando sughi rimediati con le creste del pollo. le zampe della gallina, due fegatini e magari un po' di mortadella. E come erano buoni!
Quasi ogni giorno in bicicletta veniva qui da noi con mio cugino, così, intanto che lei, per non restare in debito, dava una mano alla mamma magari stirandole il bucato, Livio faceva assieme a me delle nutrite merende e poi, perché no, c'era magari qualche "avanzo" da portarsi a casa. Non eravamo proprio poveri, ma mai ci siamo permessi il lusso di sprecare qualcosa. Dignitosi e solidali, Uno per tutti e tutti per uno.
Ma appena poteva qualche sfizietto gastronomico ai suoi due uomini lo concedeva, anche a costo di togliersi lei il mangiare di bocca. Anche a costo di cenare con una tazza di caffè e latte per sere di seguito.
Era una madre attenta  premurosa. Livio era un ragazzino gracile e, all'apparenza, un po' viziatello, o almeno così dicevano, In realtà era di salute cagionevole e aveva bisogno, più di altri, di essere accudito.
La zia Assunta era una madre meno paziente, meno "presente", ma certo non meno attenta alle esigenze della sua Liviana, solo un po' più puntigliosa e ossessiva, ma penso che l'essere stata privata così repentinamente dell'amore della sua vita, la facesse ritenere in diritto di essere un po' più "lamentosa".
Indubbiamente due donne forti e due stupende figure di madri. Il ricordo di loro si staglia nitido nella mia mente, come un quadro del Viani.
Erano le madri di una volta, quelle che subordinavano loro stesse alle esigenze dei figli.
Poi, con il femminismo, si è detto che tutto questo era sbagliato, che una donna avrebbe sempre dovuto conservare "una stanza tutta per sé " in cui nessuno potesse avere accesso.
Forse è vero, Però non dovremmo mai dimenticare che la figura materna è la trama su cui il bambino tesse l'ordito della propria persona. Il binario su cui si avvia per intraprendere il viaggio della vita.
Per questo essere madri è una missione non facile,
A volte è un "ruolo " pesante, gravoso.Si può sbagliare in mille modi, e nessuno è esente da errori.
Ma, quando un bambino si presenta al mondo, è comunque sempre perché è un suo  diritto di esserci, e un figlio è sempre un dono di Dio. Anche quando ci crea problemi, quando ci fa tribolare e ci ferisce, o quando, magari con la propria malattia, ci condiziona e ci segna la vita. Insomma. comunque sia, è sempre un bell'impegno, per  cui.....tanti auguri mamme.


                    La leggenda di un bambino adottato

C'erano una volta due donne
che non si erano mai conosciute, 
una la ricordi, 
l'altra la chiami mamma.
Due vite diverse,
create per plasmare la tua.
Una è diventata la tua stella guida,
l'altra è diventata il tuo sole.
La prima ti ha dato la vita,
la seconda ti ha insegnato a viverla.
La prima ti ha creato il bisogno di amare, 
la seconda era lì per soddisfarlo.
Una ti ha dato la nazionalità,
l'altra ti ha dato un nome,
Una ti ha dato il seme della crescita,
l'altra ti ha dato uno scopo.
Una ti ha procurato emozioni,
l'altra ha colmato le tue paure.
Una ha visto il tuo primo sorriso,
l'altra ha asciugato le tue lacrime.
Una ti ha lasciato:
era tutto quello che poteva fare,
L'altra pregava per un bambino
e il Signore l'ha condotta a te.
E tu mi chiedi tra le lacrime,
la perenne domanda di tutti i tempi:
eredità o ambiente?
Da chi sono stato plasmato?
Da nessuno dei due, piccolo mio, nessuno dei due.....
,,,solo da due diversi amori!

                                                              anonimo

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3 commenti:

  1. ti aspetto sempre con"trepidazione",perchè so che ogni volta sei capace di commuovermi e di stupirmi.la tua "infanzia difficile"è stata cosi piena di persone,sentimenti,emozioni....di Vita,insomma,che che condividere i tuoi ricordi,riempie un po' anche la mia.grazie per esserci e per essere nella mia vita.
    perla

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  2. Meno male che la ricorrenza odierna ti ha dato lo spunto per scrivere ancora qualcosa di molto bello come tu sai fare. Conoscendo bene le persone che tu hai mirabilmente descritto ho apprezzato molto il tuo bellissimo"pezzo" complimenti. Giuseppe

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  3. Ti ringrazio veramente di cuore per come hai fotografato la mia infanzia vissuta con tutti voi.Comunque non sono mai stato viziato e per quanto riguarda " la salute cagionevole"tu e Marietto dormite tranquilli?.Un bacione Livio.

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