venerdì 16 maggio 2014

Sfogliando l'album

Devo fare una confessione, passando davanti allo specchio mi sono soffermata ad ammirare i miei "colori", i miei lineamenti. E mi è venuto da chiedermi: "Perché sono così bella?"
Ma mi è bastato aprire l'album di foto dei miei per darmi una risposta. Eccoli lì, belli come due attori!
Lei piccolina, capelli neri, mossi, occhi profondi, grandi, color del mare quando il mare è in burrasca. Un tipetto alla Liz Tajlor, per intenderci.
Lui alto, slanciato, occhi azzurri e capelli lisci, biondissimi. Un misto tra Van Jonson e Charlton Heston. Questi erano i miei genitori! E naturalmente le affermazioni su quanto sono bella (che sembro ormai un incrocio tra Platinette e Maga Magò), sono solo il pretesto per fare un viaggio in quel mondo remoto che appartiene oramai a quasi un secolo fa.
Mi piace girovagare tra le vecchie foto, quelle un po' sbiadite,con quel color giallino che pare il dorso di una seppia non ancora spellata. E le foto le ho riordinate io, cronologicamente e con tanto amore, per non perdermi niente del loro passato. Anche se, quasi a  sottolineare che la storia della nostra famiglia comincia da lì, sono partita dal loro matrimonio.
Erano bellissimi. Lui in abito scuro, lei con un vestitino color acqua appena sotto al ginocchio e in testa un cappellino in tinta con la veletta a coprirle, pudicamente, il viso da ragazzina, (aveva ventidue anni all'epoca la mia mamma, e mio padre venticinque).Tra le mani un semplice mazzo di odorose zagare.
In effetti, oltre i numerosi regali, alcuni dei quali fortunosamente ancora conservo, di fiori ne avevano ricevuti a bizzeffe, e tappezzavano, nelle loro belle "corbelle", tutto l'enorme andito della nonna.
E le foto del rinfresco, loro che passano tra gli invitati a distribuire confetti, e quella combriccola sorridente e festosa la maggior parte della quale non ne conosco neanche i nomi. Poi le foto con i parenti, i nonni, gli zii e le mie cugine giovinette, carine e tenere nei loro vestitini castigatissimi e i capelli rigorosamente acconciati con degli enormi buffi fiocchi. Chissà che colori avevano.Infine il bacio di rito, piuttosto osé devo dire considerati i tempi, (ma figurati se mio padre perdeva l'occasione) e le foto di loro in luna di miele a Firenze davanti al Duomo, stretti stretti, con lo sguardo rivolto all'orizzonte, magari perso nell' immaginare il loro futuro insieme.
Ed ecco la storia di loro due.....Mia madre è davvero una ragazzina. Treccine e calzettoni addirittura, vestitini accollati e ai piedi un paio di "spardiglie" che mio padre si vantava di averle fatto usando i cordini fregati in veleria. In un' altra immagine c'è lei, seduta su una motoretta strana "da militari" mi diceva, sullo sfondo di una piazza Brin completamente spoglia, con indosso una camicetta leggera che si era cucita usando, sembra, la stoffa di un paracadute recuperato non so dove.
Poi le scampagnate con le amiche, in pineta o sulla piane. Un cocomero aperto tra le braccia, che a lei piaceva tanto mangiare col pane, e le "vasche" in passeggiata mano nella mano col suo Silvano che se la guardava estasiato.
Certo amici ne avevano tanti, e mi dispiace non aver memorizzato tutti i loro nomi. Ricordo bene però che la terrazza dove mia madre gioca con un barboncino, era del Bagno Felice, della sua amica Emma, che compare invece più avanti, assieme al marito Alfio (il famoso Bertacca della Darsena) in una foto collettiva mentre con mio padre si divertono a sparare al bersaglio del Tiro a segno del Luna Park.
Del resto le armi erano una delle tante passioni di mio padre, come le macchine da corsa ( sembra, come testimoniano alcune foto, che sui circuiti dei viali a mare si tenessero addirittura delle corse), le motociclette, 
l'aeromodellismo, praticato allo Stadio dei Pini, e la bicicletta, su cui ha diverse foto naturalmente tutte donate alla sua Pierina con tanto di dedica a tergo: "Al mio amore perché spesso si ricordi di me", "Con tanto affetto.", "Aspettando quel fatidico giorno.".
Che romantico mio padre, e che gran marpione che era!
Eccolo la, lo volevi? Vestito da donna con tanto di pezzuola sulla testa e seno finto. Poi in camice bianco, da medico, che si arrabatta tra vetrini e provette. Si, perché lui, tanto per non farsi mancare niente ( che comunque, per non dar adito ad equivoci, erano tutti passatempi per cui non ha mai speso una lira), si è cimentato nella disciplina teatrale.
Certo non tutti possono sapere che negli anni a cavallo tra gli ultimi quaranta e i primi anni cinquanta la Misericordia aveva fondato, così per svago e per raccogliere giovani attorno a sé, una compagnia teatrale. E pare fossero anche bravi.
Pieraccini, Colzi, Billet, Zipoli, Bertacca, Ramacciotti detto Boccino, Pezzini detto Bavaiolo, lo zio Fulvio e mio padre, naturalmente.
La sua rappresentazione preferita era "Gli spettri" di Ibsen, o almeno così diceva, e amava spesso citare con enfasi drammatica:"Che colpa ne hanno i figli delle malefatte dei padri!".
Si, era proprio una bella compagnia che, a quanto pare, rimase in piedi per una decina d'anni esibendosi in trasferte proibitive come Valdottavo, Borgo a Mozzano e Bagni di Lucca.
Come so queste cose? Naturalmente perché, per la serie "non buttiamo via niente che non si sa mai", ho conservato un vecchio articolo di giornale che pubblicizzava l'inaugurazione dell'archivio storico della Misericordia. Semplice, no?
Molto cara mi è anche la foto che ritrae mio padre assieme ad altri colleghi qui, sull'angolo di questa strada per la consegna, nel lontano 1953, delle case costruite dalla Cassa di Risparmio di Lucca per i propri dipendenti e assegnate previa riscatto. Ci sono voluti venticinque anni, ma ne è valsa la pena, tant'è che io,avendola ereditata, abito ancora qui.
Giro pagina ed eccomi la, la Pandora come mi chiamavano da piccola, in mezzo a mamma e papà sulla riva del mare. Dovevo avere più o meno quattro, cinque mesi, ma ne dimostro il doppio.
Ora eccoci ritratti nell'orto della nonna , proprio di fronte al muro di cinta che confinava col cinema Centrale.
Poi il matrimonio di Giuliano, il nipote più grande, e, qualche immagine dopo, quello della Liviana,accompagnata all'altare da un Silvano emozionatissimo nel fare le veci di suo padre, purtroppo disperso in mare.
Ecco, ora comincia la sagra delle barche a vela su cui mio padre regattava. La  "Stella", col numero 4367 del Benetti rigorosamente munita di vele del Puosi, che tanti momenti belli ha regalato a tutti noi.
Più grande e decisamente più ludica ecco apparire invece quella del Pucci, un professore di matematica paraplegico, appassionato di vela che si muoveva sul ponte come un gatto facendo forza solamente sulle mani.  Mitico, ma quanta soggezione mi incuteva.
Poi quella di Carlo il Giannotti, titolare della FIAT e amico di mio padre fino alla fine.
Ora le foto sono a colori. Ci siamo noi, i figli, la Bocciofila con le coppe vinte in coppia con Sergio, il matrimonio di mio fratello e a uno a uno, tutti i nipoti. Primo fra tutti l'amato Fifino.
Ma queste mi interessano di meno, è storia recente e l'ho vissuta.
Io amo in particolar modo le prime foto, quelle che testimoniano,  sullo sfondo di una Viareggio che non c'è più, la storia d'amore di due ragazzi, le loro amicizie, le passioni, le speranze. Quei ricordi patinati che ti riportano indietro a un tempo che fu. Quella memoria antica rivissuta attraverso immagini vellutate,  immagini color seppia.

4 commenti:

  1. Alfreda, molto bello, come al solito non ti smentisci. Complimenti e alla tua prossima "pubblicazione" .
    Ps. Sono in attesa che Livio organizzi qualcosa per poterti incontrare di nuovo, spero non passino altri quaranta anni. Giuseppe

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    1. Giuseppe, affidarsi a Livio è come buttarsi dal moletto quando c'è libeccio. A proposito, ti ricordo che sono ancora in attesa delle tue arselle. Comunque grazie per seguirmi e per i tuoi commenti, sei sempre molto caro. Alfreda

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    2. Grazie a te ALFREDA, la prossima volta le arselle te le porto io di persona senza aspettare Livio. Ciao a presto

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  2. Questo commento è stato eliminato dall'autore.

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