lunedì 28 aprile 2014

Nostalgia in Rosso

A Gerusalemme un turista passa tutti i giorni davanti al Muro del Pianto e  nota che un uomo è sempre lì a pregare. Un giorno, incuriosito, decide di parlargli:
"Lei viene a pregare qui da tanto tempo?"
"Si, da da circa vent'anni!"
"E posso sapere per cosa prega?"
"Per la pace nel mondo, perché nessuno abbia più fame e si possano guarire tutte le malattie."
"E che impressione ha?"
"L'impressione di parlare a un muro..."

E' una sciocchezza, è vero, infatti l'ho trovata sull'Enigmistica di questa settimana. Ma la cosa strana è che mi ha colpita non facendomi ridere, che di comico non c'è proprio niente, ma per la marea di pensieri che mi ha suscitato.
Certo che sono proprio strana! Cerco di rilassarmi facendo parole crociate, e poi basta un nulla che la mia testa parte in quarta, e penso...
Tra poco sarà il 1° Maggio, festa dei lavoratori.  Ma quali lavoratori se gran parte degli italiani è senza lavoro, o in mobilità, o pensionati!?  Cos'è questa amarezza che mi pervade e mi fa apparire questa ricorrenza come una presa in giro, un'anacronistica illusione.?
Sì, si ha proprio l'impressione di aver passato tutti questi anni a parlare contro un muro. Eppure noi ci avevamo creduto.
C'è stato un periodo che ho mangiato pane e partito, ma all'epoca il "Partito" era quello per antonomasia, non c'era da sbagliare.
Gli anni della contestazione studentesca, il '68, quelli del "mettete dei fiori nei vostri cannoni", me li sono fatti tutti, non mi sono fatta mancare niente. Le sfilate folte di bandiere, i cortei di protesta, il picchettaggio davanti alla scuola ché nessuno doveva entrare durante gli scioperi e la cariche della Polizia sui viali a mare.
Gli operai dei cantieri con striscioni e fischietti, e quelli della F.E.R.V.E.T., affacciati al muro della fabbrica occupata, che aspettavano le mogli da incoraggiare, i figli da baciare o le madri, con qualcosa per poter mangiare.
E mio padre : "Pierina, portiamogli la branda che un s'usa più, almeno ci dormono"
E pur rischiando, con la Polizia che controllava all'esterno, riuscimmo a lasciarla appoggiata al muro di cinta.
" Che volete," fece mio padre con voce tranquilla, "la lascio lì perché e arrugginita e un mi serve più!" e lesti ce ne tornammo a casa.
Quello era il vero Comunismo, quello che ho imparato a conoscere e che mi ha inondato il cuore.
Poi, ormai ragazza, conobbi Gianpaolo, e con lui divenni un'attivista assidua. (Anche troppo!)
Uscivamo di casa e la nostra meta era la Federazione, quella in Via Regia con la mitica Paola come segretaria. Mi occupavo della scuola, naturalmente, e del tesseramento andando casa per casa a rinnovare le iscrizioni. Ad essere sincera non mi sentivo proprio a mio agio nel chiedere soldi a quella gente che certo ricca non era, ma che cordialità che mostravano. E nessuno si tirava indietro.
E in estate, sul mare, su e giù per la spiaggia a vendere "L'Unità". Roba che, una volta smaltita l'ultima copia, ti guardavi le braccia e ,dopo che il sudore aveva fatto il suo lavoro,  ci trovavi stampato l'articolo di prima pagina. Bemmi tempi!
Ma il momento più bello  era l'allestimento in pineta, vicino allo stadio, della Festa dell'Unità. Un mare di rosso nel verde profondo!
Mi ci impegnavo giorno e notte, ininterrottamente, prestando servizio tra la cucina e i tavoli. Accompagnata naturalmente dal brontolio di mio padre che mi rimproverava perché a casa non facevo niente per dare una mano alla mamma.
Non mi contestava per le idee, ma per la poca simpatia che nutriva per la sviscerata, esagerata, totalitaria passione politica del mio ragazzo, da lui soprannominato Papao, che a suo dire mi condizionava la vita.
A pensarci bene non aveva tutti i torti, ma io ero assolutamente assorta nel mio ruolo di passionaria studentessa contestatrice. E poi non era colpa mia se quel manipolo di gente si chiamava Marco Sormanni, Mameli detto Mamelone e un giovane rampante Milziade Caprili che diceva stimarmi molto per come tenevo testa a suo cugino Giampaolo (alias Papao, per l'appunto). Mi volevano bene tutti, era proprio una grande, bella famiglia.
Ma le cose poi passano, le persone se ne vanno, gli amori svaniscono, e la vita cambia direzione: un lavoro, una casa, i figli. Si cambia giro, ma le passioni restano.
" Eppur la nostra idea...è solo idea d'amor.."
Poi, ricordo come fosse ora, il giorno in cui la mia amica Ughetta corse in casa mia piangendo disperata facendomi prendere un colpo. Era il giorno in cui morì Berlinguer, ed il suo sgomento era ben motivato. Tutti noi eravamo consapevoli che dopo lui si sarebbe aperto un baratro. E così è stato.
Uno sbando totale, una lenta discesa verso un irreversibile, immaturo, convenzionale, futile "compromesso".
Diversi anni dopo ho provato a tornare tra le file del partito, spinta dalle amiche e da una non sopita voglia di fare. Sono stata eletta nella mia Circoscrizione e ho portato avanti il mio mandato con senso del dovere, fino alla fine. Ma non era più la stessa cosa. Non riuscivo ad esprimere me stessa, le mie idee. Nelle nostre pre-riunioni cercavano solo di indottrinarmi, mi davano delle direttive, dei dictat. "Si fa così e basta!" Non c'era alternativa. Ho combattuto non a fianco, ma contro le persone politicamente più ottuse che io avessi mai conosciuto. Una di loro addirittura ebbe la faccia di dirmi che le persone come me sono pericolose per il partito.La mia colpa? Pensare con la mia testa.
Di quel periodo ricordo con affetto e stima solo lei, la Lisandra. Già, ma lei era donna.
Qualunquismo, approssimativismo e quel terribile estremismo come malattia infantile del comunismo.
Che tristezza, e che delusione quel lento svanire del "colore".
Ad un muro, è stato come aver parlato ad un muro. E il risultato poi? Dove sono finiti i nostri ideali, le nostre passioni?Il Comunismo dov'è?
Noi volevamo un mondo pulito, pacifico, solidale, fatto di uguaglianza e parità di diritti. Niente, siamo naufragati nell'arrivismo, nel consumismo e nel menefreghismo.
Allora ripenso con nostalgia a quel mare di stoffa rossa, quando le bandiere avevano ancora un significato.
E torno con la memoria ad un libro, "La bandiera", regalato a mio padre nel lontano 1970 da "un certo " Leone Sbrana, scrittore viareggino morto prematuramente.
Quanti di voi lo ricordano, concittadini ingrati?! Eppure è stato un altro grande personaggio della Viareggio che fu. Ma torniamo al libro prima che mi monti il nervoso.
Vi si narra la storia di una delle nostre famiglie ai tempi del Fascio, quando il pane era poco e il fervore tanto.
Lui, Giovanni, è un uomo di mare troppo spesso lontano da casa. Lei, Maria, è la sua donna che si strugge nell'attesa di lui allevando il loro unico figlio.
Giovanni ha un sogno: abbandonare il mare ed entrare nelle file della Federazione comunista per aiutare i compagni e godersi di più la famiglia. Ma all'epoca la cosa comportava molti rischi, era forse più pericoloso che navigare..
Maria ha paura. Teme per il suo uomo, per la sua vita, e finisce che litigano. Giovanni poi, dopo rischi e peripezie, si vede costretto a riprendere la via del mare, a partire di nuovo.
Ma lei, che alla fine aveva capito e condiviso l'ideale del suo uomo, gli ha preparato un regalo: ha cucito per l'inaugurazione della federazione ( di nascosto naturalmente, che il rischio è grande, ) un enorme bandiera rossa. Ed è proprio su quella bandiera, accuratamente nascosta sotto il materasso del letto, che i due fanno l'amore negli ultimi giorni del loro stare insieme.
Io, inguaribile romantica, ho sempre adorato quell'immagine, e, ripensandoci, è proprio come se in tutti questi anni, quelli come me avessero tenuto nascosta sotto il letto una bandiera, fatta di speranze e di ideali.
Abbiamo praticamente dormito sui nostri sogni, nella speranza di poter, un giorno sciorinarli al vento, magari
simboleggiati dal garrire di una stupenda bandiera rossa.
Buon 1° Maggio a tutti!

Dedicato a tutti coloro che hanno lungamente accarezzato il sogno della dolce Anarchia.

4 commenti:

  1. Ciao Alfreda sonoil cugino che prima o poi ti verrà a trovare (insieme a beppe).Contraccambio l'augurio del 1° Maggio anche a nome di buacenci che mi iscrisse al partito a mia insaputa.Ti leggo sempre molto volentieri perchè hai un modo di scrivere veramente coinvolgente.Sei proprio brava .UN bacio Livio

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  2. alla fine dei conti,comunque fossero andate le cose,a noi il Partito ci sarebbe andato stretto,perchè l'anarchia ce l'abbiamo nel DNA.buon primo Maggio anche a te.
    perla.

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  3. Vediamo di levare un po' di polvere da quelle bandiere!
    Sarà che ce l'ho nel DNA, ma a me questo rosso piace assai! ;)
    Bello leggerti.

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  4. Brava Alfreda. Hai dipinto con dolcissime pennellate un quadro che ho sempre nel mio cuore (anche se un po' malandato...). Chi ha vissuto quelle cose belle non ha rimpianti ma solo tanta nostalgia. Forse abbiamo perso ma avevamo ragione. Per questo continuo a urlare con tutta la mia voce e fino all'ultimo hasta la vittoria siempre.

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