venerdì 18 aprile 2014

Un uomo chiamato Gesù

Sembra ieri che ho messo via gli addobbi di Natale e siamo già a Pasqua. Questo tempo corre veloce, troppo, non si ha neanche la possibilità di assaporare le cose, che già si è andati oltre.
Le mie Pasque di bambina erano ben diverse. Più lente, più mistiche, più meditate, anche più noiose se vuoi.
Intanto c'erano le grandi pulizie, perché doveva "passare la benedizione" e guai se la casa, dopo i fumi dell'inverno, non fosse stata tirata a lucido.Come se lo Spirito Santo su un po' di polvere attecchisse meno.
Dunque finestre spalancate, tende rinfrescate, e quell'odore nauseante di ammoniaca, varichina e sidol per lustrare tutto quello che c'era da lustrare. Che noia, non le sopportavo. Tornare da scuola e trovare la casa all'aria mi dava sui nervi. Per fortuna, siccome la mamma diceva di non avere le forze per fare tutto da sola, aveva sempre un supporto esterno, ma tra tutte la più assidua era la zia Iolanda. Zia di mio padre per la verità, ché aveva sposato lo zio Duilio detto "il Gobbetto" a causa della evidente malformazione delle sue spalle,e lei che lo aveva adorato, rimasta vedova da tempo, diceva di lui : "Il mi' marito era storto ma era un dritto!".
Lei era povera in canna, e penso che mio padre la facesse venire più per darle qualcosa che per effettiva necessità. Alta un metro e qualcosa, completamente sdentata tanto che la bocca le rientrava accentuando la punta del mento, aveva una maniera di parlare totalmente di naso, che si stentava a decifrare quello che diceva. Ma era buffa e simpatica, vivace come una trottola.......al mattino. Perché dopo pranzo e qualche bicchierino di vino, che le piaceva tanto, quasi sempre crollava di tono, tanto che una volta, non sentendola più chiacchierare, siamo andati a cercarla e l'abbiamo trovata addormentata sotto il tavolo di salotto.
Gran personaggio la zia Iolanda, che merita certamente, lei e i suoi pittoreschi tre figli, un capitolo a parte (per la serie : a noi Gomorra ci fa un baffo).
Ma torniamo alla Pasqua, che di allegro aveva ben poco.
Dopo i bagordi del Carnevale la parola d'ordine era : Pentiti e cospargiti il capo di ceneri! Ma di cosa dovessi pentirmi non lo capivo proprio, né intendevo in alcun modo sporcarmi i capelli con della cenere.
La mia ignoranza in materia religiosa era abissale. D'altronde non è che in famiglia ci fosse qualche fonte autorevole cui poter attingere. Però ogni rito era sacro e andava rispettato. Come la visita delle sette chiese, o meglio "I Sepolcri" ( ma  di sepolcri non ce n'era uno solo? Boh!) Io mi limitavo a seguire la mamma, la Liviana e la zia Nenzi in giro per Viareggio : San Francesco, San Paolino, la Santissima Annunziata, la Chiesina della Misericordia.....e poi non ricordo più. So solo che questa cosa la facevo volentieri, perché quegli altari ricoperti con piante e fiori dai colori disparati, pieni di lumini e addobbi candidi, erano molto suggestivi e mi facevano sentir bene.
Quando costruirono qui al Campo d'Aviazione la Chiesa di S Rita, ricordo che il parroco di allora veniva con un camioncino dalla mia vicina di casa, la signora Maria, e si faceva prestare le sue stupende multicolori azalee. Lei non aveva figli e quelle, che coltivava con amore nella serra di casa, erano le sue creature.
Poi arrivava il venerdì santo che.."Sta a vede' che alle tre piove" Perché si riteneva che fosse quella l'ora in cui Gesù era spirato sulla croce. E devo dire, se la memoria non m'inganna, che il più delle volte, non so per quale strana coincidenza, ma succedeva davvero.
"Te l'avevo detto." saltava su mia madre. E se invece, per sbaglio non pioveva "E va be', vedrai che da qualche parte l'ha fatta!" OK mamma, va bene così!
E il sabato mattina? Non si sgarrava. Alle undici in punto le barche in porto e i cantieri della darsena suonavano le sirene e bisognava inginocchiarsi e baciare per terra ché Gesù era risorto.
"Ma non risorge di domenica?"
"Un fa nulla, in darsena risorge di sabato, han sempre detto così!" E con questa eloquente spiegazione mio padre fugava ogni mio dubbio.
Ma la cosa che ricordo con più angoscia è la Processione di Gesù Morto. Quella proprio per me era un trauma.
Che vi assistessi dal terrazzo della nonna in Via Cavallotti, o dalla finestra della zia Assunta in Via Matteotti, era sempre scioccante.
Ricordo come fosse ora i drappi alle finestre, i lumini accesi, e quel lento, cadenzato incedere dei portantini che si tiravano dietro, a spalla, l'enorme effige di Cristo morto che trasmetteva, almeno a me, un senso di angoscia. Anche perché quegli uomini uscivano dalla Misericordia imbacuccati in pesanti sai e con il viso coperto da un cappuccio in perfetto stile Ku Klux Klan ( manco so se si scrive così). E fatti pochi passi, proprio sotto la nostra postazione, trak! partiva la banda con la musica che non era proprio Vasco Rossi. Vi giuro che le budella facevano un salto fino alla gola. Eppure immancabilmente, ogni anno, non potevamo mancare alla suggestione di quel cerimoniale.
Finalmente alla domenica festa grande con il pranzo di rito con l'immancabile uovo benedetto e rigorosamente senza sale all'inizio del pasto.
"Mangialo, anche solo un pezzetto ma va mangiato che è benedetto".
"Ma perché?"  "Perché è così, mangialo e basta." E così via con l'agnello, le torte, e il pensiero all'indomani che era giorno di merende.  Pasqua archiviata.
Ora le cose sono cambiate. Le pulizie di primavera le fai quando ne hai voglia e quando il tempo te lo permette, che tanto la benedizione passa un anno si e un anno no, a totale discrezione del parroco di turno
Le sette Chiese più la mamma invecchiava più diminuivano di numero fino :" Entriamo e usciamo di qui sette volte tanto vale lo stesso." E le palme, quelle belle di carta colorata con l'effige di Gesù che portavamo a benedire per poi tenercele vicino al letto tutto l'anno, sono sparite per lasciare il posto ad enormi rami di olivo di cui poi conserviamo solo un pezzetto e tutto il resto, una volta seccato, viene buttato via. Però rigorosamente nell'organico.
Si, sono cambiate tante cose. Ma quel pathos, quella suggestione che mi procurava vedere quel povero Cristo in croce, mi sono rimaste dentro per anni. Finché ho capito!
Io il dolore per la morte di Gesù lo sentivo davvero, ero compartecipe, come se dentro di me avvertissi, immensa, tutta la sua sofferenza, tutto il suo patire di uomo. Che era sì figlio di Dio, ma sanguinava come noi.
Mi ci sono voluti anni anni e un bel po' di letture per dargli un senso, per provare a capirci qualcosa. E ancora non ci sono arrivata.
D'altronde l'essere credente vuol dire proprio "accettare con fede" senza avere mai dubbi. Ma io proprio il significato di quel grosso patire, il perché di quella grande sofferenza accettata così, senza reagire, non riesco ad intenderlo. Mi è ostico. E se davvero Lui si è sacrificato per noi, i risultati dove sono? E' per questo schifo di umanità che ha accettato di morire? Io non riesco a capire.
Intanto, perché nessuno mi ha mai spiegato che cosa abbia fatto Gesù dai tempi della fuga in Egitto fino al ritorno in Palestina? E' con i maghi egiziani che ha imparato a fare tutte quelle cose chiamate "miracoli"?
Poi trovo un libro dove leggo che Gesù, secondo alcuni manoscritti ritrovati nel Mar Morto, apparteneva agli Esseni, una tribù religiosa ebrea, vissuta a cavallo tra il secondo secolo A.C., e il primo D.C.Che, non so con quale stratagemma, sia sopravvissuto alla crocefissione, ( pare che quella spugna imbevuta d'aceto che ogni tanto il Centurione gli passava sul viso, fosse in realtà un anestetico che induceva una morte apparente) e che abbia per anni continuato a predicare in Persia, Afghanistan, India e Asia Centrale per poi finire sepolto in Kashmir.
In un libro sulla Sindone leggo invece di una morte avvenuta realmente per crocefissione (cosa orrenda perché pare si muoia lentamente per il soffocamento causato dalla posizione) e sul volto raffigurato, proprio accanto agli occhi, si scorge l'impronta di due minuscole monete coniate da Ponzio Pilato.
E infine c'è la versione che più mi affascina che è anche  un po' quella di Dan Brown, ma che ho anche cercato di verificare  su altri testi : quella che ci parla del rapporto speciale tra Gesù e Maria Maddalena.
Qualcuno asserisce addirittura che lei fosse in realtà una Principessa Egiziana  (per cui scura di pelle e da qui il culto della Madonna Nera ) che lo accompagnava e lo supportava nel suo peregrinare  in lungo e in largo.
Qualche altro azzarda anche ad una possibile loro fuga in Francia con relativa prole e quindi tanto di discendenza.
Che Leonardo ne sapesse davvero qualcosa? Darei non so che per saperne di più.
E mi perdonino i miei amici ferventi cattolici se per seguire il mio delirio mistico mi sono allontanata dalla Chiesa, ma quel Gesù che ho voluto conoscere attraverso letture, diciamo così, non proprio ortodosse, mi piace molto di più, me lo sento più vicino.
E, divino o no, quello che ha detto è stato veramente rivoluzionario e grande. Basta questo per farne un essere veramente degno d'amore e di venerazione, e posso affermare con sicurezza che, se fossi vissuta a quei tempi, lo avrei seguito in capo al mondo.
Intanto, credente o no, tanto per restare nella "nostra" tradizione, sabato mattina alle undici, a costo di dover essere tirata su a forza, mi chinerò a baciare per terra.  E la Domenica non mi farò mancare l'uovo benedetto, simbolo di vita e d'amore, cercando quindi di continuare a vivere nel modo più cristiano possibile.
Buona Pasqua a tutti.

"Il Signore amava Maria più di tutti i discepoli, e spesso la baciava sulla bocca.
Gli altri discepoli, vedendolo con Maria, gli domandarono : "Perché l'ami più
di tutti noi?" Il Salvatore rispose e disse loro :" Com'è ch'io non vi amo quanto lei?"

                                                                       dal Vangelo di Filippo.

Testi di riferimento:  L'ALTRO VOLTO DI GESU'. Memorie di un Esseno
                               di Anne e Daniel Meurois- Givaudan
                               SULLE TRACCE DI GESU' L'ESSENO
                               del Prof. Fida M.Hassuain
                               SINDONE, LA PROVA
                               di Pierluigi Baima Bollone
                               I SEGRETI DEL CODICE
                               La verità dietro il Codice Da Vinci
                               a cura di Dan Burstein.

3 commenti:

  1. bei ricordi, la processione era davvero impressionante, a parte il fatto che io cercavo di vedere "il più coglione che porta il Cristo e il lanternone" come diceva il pappà :)

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  2. ALFREDA, veramente bello e emozionante, grazie. Giuseppe

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  3. Come al solito mi perdo tra le righe dei tuoi scritti .....mi riconosco in tante cose tipo il tumulto interno nel assistere alla processione di Gesù morto .Oppure farsi dentro e fuori dalle chiese x arrivare a 7 senza girare l'intera Viareggio. Ciao cugina cara e grazie

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