giovedì 26 giugno 2014

Non si può dimenticare

Non ne avevo mai ancora parlato, mi ero limitata a scrivere del nostro strazio alla mia amica di Milano che mi chiedeva notizie che non fossero quelle della televisione. Ma ora che di nuovo si avvicina l'anniversario di quella strage, sento il bisogno di condividere con i miei concittadini quel dolore che ancora non si sopisce, che ancora è vivo dentro di noi.
E lo faccio con le parole che usai allora, con tutto il rispetto e l'amore che ho per la mia Viareggio.

         Lungo le rive del Tirreno c'è una spiaggia
         piena di canti, meta d'amanti,
         sospiro d'ogni cuor...
Così comincia una delle più conosciute canzoni del nostro Carnevale. Ma la mia città oggi non sospira, geme.
La mia Viareggio è stata colpita al cuore, bruciata nelle viscere. Da quella notte maledetta niente è più come prima...Tutto ha un aspetto nuovo, diverso....l'atmosfera è cupa, ovattata.
Siamo così scossi che oramai per ogni rumore strano siamo subito in allerta.
In una città grande sì, ma dove ancora, magari di nome, ci si conosce un po' tutti, dove prima ci si manda a fanculo, e cinque minuti dopo si prende il caffè insieme, ci sentiamo come traditi, vulnerabili.  Questa Morte così repentina, subdole, vigliacca, ci ha colti di sorpresa, totalmente impreparati.
E' venuta a ghermirci nelle nostre case, all'improvviso. Si è infiltrata sotto le nostre porte, dalle finestre aperte, tra le nostre cose. E non ha guardato in faccia nessuno................E da quella sera fino a stamani, non mi è riuscito di versare una lacrima.
Ma ora sono qui, e dalla televisione mi arrivano le immagini del "nostro stadio", lo stesso dove tanti importanti atleti hanno gareggiato, tanti avvenimenti sportivi si sono susseguiti e dove noi, giovani donne, abbiamo vissuto la nostra favola rosa.
Oggi quello stadio è un urna piena di sgomento, di dolore. Descriverti questa atmosfera è quasi impossibile, e quando entrano dentro le bare, e fra tutte quei feretri bianchi, allora, finalmente, riesco a piangere.
Piango tutte le lacrime che da quella maledetta sera non sono riuscita a versare, piango per chi non c'è più, per chi è rimasto e soffre..........Piango per la paura provata, per l'impotenza vissuta, per la precarietà della vita.  Piango perché a guardare in televisione i miei concittadini, con le facce segnate dal salmastro gonfie di sgomento, mi accorgo che Viareggio a queste cose non è proprio preparata.
La gente copre il prato dello stadio vestite come se dovesse andare in spiaggia, smarrita, come a chiedersi se tutto questo è successo davvero.
Poi il commentatore locale si lascia sfuggire un :" Dai microfoni di Radio Carnevale..." che mi strappa un sorriso. E gli sono grata per questo. Perché d'un tratto mi ricordo la forza del viareggino, la sua allegria dissacrante, il suo cuore grande.
Questa gente che vorrebbe gli odiati cugini lucchesi fermi alla frontiera del Pitoro e poi accoglie gli stranieri come fratelli tanto da far piangere il capo della comunità musulmana, questa gente che non sopporta regole e da sempre accarezza il sogno della dolce anarchia, questa gente che non capisce " quelli che venghin da fori" ma è sempre pronta ad aprirti la casa....questa gente è grande, è forte, è eccezionale, ed io ne sono fiera.
Sulle tribune capeggia uno striscione, anche questo che si rifà ad una canzone del Carnevale scritta nell'immediato dopo guerra e dice: Risorgi ancor più bella o Viareggina.."e sono sicura che sarà così.
Viareggio ce la farà, deve farcela, perché la sua gente è avvezza ai colpi di mare a traverso.
La donna viareggina è capace di attendere, di sperare. L'uomo non teme la fatica . Il sacrificio non ci fa paura. E il dolore di tutti si poserà su questo lembo di spiaggia come un coriandolo a Carnevale....finché dai cuori ancora non sgorgheranno, come schizzi d'acqua salmastra, le note dolci di...Sulla coppa di sciampagna.                                                                                                                                                                                    


Ecco, questi erano i pensieri a caldo, anche se, dopo tanto tempo, quella brutta sensazione e quel dolore ancora non si sono affievoliti. Eppure è bene pensare che nella vita, al contrario che nel gioco degli scacchi, la partita continua anche dopo uno " scacco matto".

1 commento:

  1. io sono riuscita a piangere solo ora,grazie alle tue parole.

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