domenica 6 maggio 2012

Amore sacro- amor profano

"A volte, nel cuore della notte,
il vento dell'amore bussa alle nostre finestre
ma noi non lo sentiamo e continuiamo a dormire."


Sinceramente penso di avere il sonno troppo profondo, perché le mie finestre di notte sono quasi sempre aperte, ma quel tipo di vento non ha mai voluto saperne di fermarmisi accanto.
Certo qualche folata c'è stata, ma nessuna è durata abbastanza da colmare la mia solitudine affettiva.
Il mio cuore è rimasto vuoto come le stanze di un vecchio castello che nessuno più vuole abitare.
Mi consola, in questo grigio generale, aver conosciuto persone veramente speciali che mi hanno camminato a fianco per un po' di tempo aiutandomi a diventare quella che sono oggi.
A due di questi voglio porgere un ricordo nostalgico e lo farò con cura e discrezione svelando solo gli incipit delle loro storie così come fossero favole, le fiabe della vita.

Primo appuntamento.


E' la classica, eterna situazione scontata. Personaggi: io lui e il mio immaginario.
Complici: La luce tenue di un vecchio lampione, il profumo della pineta bagnata, la pioggia che,cadendo fitta sui finestrini dell'auto, crea la parvenza discreta di un velo tra noi e un tempo che , fuori, scorre maledettamente troppo veloce.
E' ormai tardi e tu parli, parli, mentre io mi perdo nel suono delle tue parole che mi entrano dentro fino a farmi star male.
E' assurdo. Tutto maledettamente, stupidamente assurdo.
Fino a pochi giorni fa non potevo sopportarti, avrei fatto qualsiasi cosa pur di non doverti incontrare. Ora sono qui e vorrei non ti zittissi mai.
"Sei stanca, vuoi che ti riaccompagni a casa?"
"No,non voglio"
E il mio cuore batte, batte forte. Vorrei che il tempo si fermasse, invece è il nostro stesso affannoso respiro a scandirne il trascorrere.
Tu sorridi e abbassi gli occhi in modo schivo. Sembra assurdo in uno come te così sicuro, pacato, consapevole di sé. Eppure sei veramente intimidito. Perché?
Non ci tocchiamo, ma siamo vicini e le nostre mani appena si sfiorano. E' tutto così strano.
Trovare tanta parte di me nei pensieri di un altro mi esalta e mi spaventa al tempo stesso.
Cosa devo fare? Che cosa ne facciamo di noi, così stranamente, inaspettatamente persi uno nell'altro, in un gioco che ci coglie di sorpresa e che pure abbiamo condotto fino a questo punto.
La sensazione dei nostri corpi vicini ci toglie il respiro.
Ha smesso di piovere e il profumo della resina ci penetra le narici. E' il momento. Ora dobbiamo decidere e lo sappiamo.
Ma tu indugi in una rispettosa attesa che è mille volte più dolce di qualunque altro tentativo di coinvolgimento.
Tocca a me decidere, me ne lasci l'arbitrio e te ne sono grata. Ma che devo fare? Perchè non parli più? Perchè anche i grilli ora si sono messi a cantare, mentre la luna gioca a nascondino dietro l'ultima nuvola.
Vorrei girarmi e lasciarmi andare tra le tue braccia. Invece, senza alzare gli occhi, poggio le mie labbra sulla mano tesa ad accarezzarmi il viso, apro lo sportello dell'auto e mi ritrovo fuori, nella notte, in un freddo umido che mi porta lontano da te.
Così mentre torno a casa penso che ora potrei anche morire.
Sarebbe bello, dopo tutto, morire così, conscia di averti lasciato con il rimpianto di una gioia intravista ma rimasta sospesa.


Beh, di momenti così dopo ce ne sono invee stati tanti, e le promesse mantenute.
Lui è stato, in assoluto, quello che più mi ha coinvolta facendomi sognare. Colui che  rispondeva ai miei ideali di uomo, perché assomigliava caratterialmente a mio padre.
Purtroppo per me non era il momento per vivermi serenamente una relazione e così ho rovinato tutto.
Di lui mi è rimasta una profonda gratitudine per essermi stato vicino nei momenti bui e un rimpianto struggente per una felicità appena sfiorata.


"Adesso sono una torcia spenta
dopo che l'orma del tuo cammino
si è fermata ai miei occhi.
Che ciglio devastante il tuo
come mi penetri le ossa.
Se piangessi 
tu verresti a riprendermi 
ma io ho bisogno del mio dolore 
per poterti capire." 


                             -Alda Merini




Per fortuna il treno delle emozioni non passa una volta sola.Quando meno te lo aspetti... Perchè la felicità è cosi, gioca a nascondino.

Sogno di una notte di mezza estate


Sarebbe stata una sera come tutte le altre, sospesa tra un ricordo e un presente carico di promesse.
Poi all'improvviso ti sei avvicinato, mi hai poggiato le mani sulle spalle e nel girarmi sorpresa, ho incontrato le tue labbra, in bacio timido, sfuggente quasi pudico.
"Scusami- mi hai detto- non volevo farti soffrire." ed è stato come se un lampo squarciasse il buio della pineta.
trascorrevamo l'intervallo di una commedia al "Teatro Estate" di Via Zara, dove le mie amiche ed io eravamo state chiamate a far parte della giuria.
Tu ed io c'eravamo scontrati per gioco, o almeno così avevo creduto, in una delle tante "Recite a braccio" che mi piaceva inscenare con te.
Ti avevo ripreso fingendomi adirata perchè non mi avvi salutato all'ingresso, e tu a tua volta imbronciato, ti lamentavi del mio carattere impossibile.
Poi, ognuno era tornato alle proprio mansioni, e tutto sembrava finito lì..mentre invece doveva cominciare. 
Ed ecco, a sorpresa, la tua richiesta di perdono, le tu mani calde e le tue labbra rapide quasi adolescente. 
Così mi sono persa, in un attimo carico di tensione che passava solo tra noi. Nessuno si è accorto di niente.
C'è stato un seguito poi a quella sera. E' stata una necessità tua quanto mia l'incontrarci per parlare, capire, cercare di conoscerci.
Abbiamo giocato, ci siamo affibbiati ruoli, scrutati a vicenda facendo sì che il fantastico, l'immaginario, vestissero a festa il nostro stare insieme.
Poi i nostri mondi, troppo distanti nel tempo, si sono scontrati ed io ho avvertito tutto il disagio della nostra differenza.
Nel guardarti tra loro, con gli amici, ho avuto paura. Paura dell'inadeguatezza, paura di perderti.Ed ho capito, per la prima volta, che stavi diventando davvero importante per me.Troppo.
Ho cercato di tornare indietro, di riprendermi dignità e ruolo.Ma tu non me lo hai permesso.Mi hai promesso ancora doni, momenti. Mi hai chiesto ancora scintille per alimentare il tuo fuoco, per nutrire la tua mente. Mi hai di nuovo invitata al gioco, ed io non ho saputo dirti di no.
Così siamo andati avanti, ci siamo addomesticati.Tu intento a non alimentare le mie illusioni ed io intenta a non violentare le tue sensazioni.
Ma potevamo continuare così ,in questa perenne scherma in punta di fioretto? 
Eri troppo bravo per me, troppo caro , troppo dolce, troppo coinvolgente. Mi crescevi troppo dentro, ed io non potevo permettertelo perchè non potevo permettermelo.
Il gioco delle parti doveva finire. 
Ma a me cos'è rimasto? 
"Il colore del grano!" mi risponderai. Ed è vero, non lo posso negare, un estete di te non si può dimenticare.
Mi sono rimasti in ricordo i tuoi doni: la tua allegria mesta, la tua saggezza, la ricchezza delle tue analisi, dei tuoi consigli. Tutte le tue preziosità, la spontaneità, la timidezza, la tua pudicizia.
Siamo certo migliori tu ed io dopo esserci avvicinati così tanto, ed è per questo che, nonostante il rischio, nonostante le ferite, sono rimasta con te, a cercare di non perdere una attimo del nostro stare insieme per fare provvista di ricordi da celare in uno scrigno e riguardare con struggente nostalgia ora che il tuo regno è distante dal mio, e del tuo passaggio nei miei giorni non è rimasto che un dolce sconosciuto profumo.


"Io ti chiesi perchè i tuoi occhi
si soffermano nei miei
come una casta stella del cielo
in uno oscuro flutto.


Mi hai guardato a lungo
come si saggia un bimbo con lo sguardo
mi hai detto poi, con gentilezza:
-Ti voglio bene, perchè sei tanto triste-"
                                    
                                   - Hermann Hesse-


Si,lui era un bel po più giovane di me e la nostra storia si è sempre mantenuta a livello platonico, ma vi assicuro che ne è valsa la pena.Le storie così non deludono mai, perchè non chiedono ma riempono il cuore.
Queste storie risalgono a un po' di anni fa, fanno parte del mio vissuto.
Dovrei vergognarmene? Fare il -mea culpa- e battermi il petto? Assolutamente no, scusatemi, ma rivendico ora come allora ,il mio diritto all'amore, il mio diritto a sentirmi viva.
E non me ne vergogno,anzi.
Rileggiendo queste cose sin'ora custodite gelosamente in un cassetto, provo tanta nostalgia e tanta tenerezza per la ragazza che ero. Per la persona che ero e che non rinnega di avere cercato sempre e comunque in Amore la propria ragione di essere.

"La notte è buia e il tuo sonno è profondo
nel silenzio del mio essere.
Destati, pena d'Amore , perchè non so 
come aprire la porta, e rimango qui fuori.


Attendone l'ore, vegliano le stelle,
il vento si posa, 
il silenzio è pesante nel mio cuore.
Destati Amore! Colma il mio bicchiere 
vuoto,e increspa la notte
con il soffio d'un canto." 
                            - R.Tagore-

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