giovedì 3 maggio 2012

Lettera

C'erano una volta, in una terra lontana di la dai monti, due splendide principesse, belle quanto diverse nel fisico e nel modo di vivere. Eppure così simili. Piccola di statura una, tipicamente mediterranea: folti capelli ricci, occhio scuro, profondo ed un sorriso carico di promesse, una statua greca.
L'altra alta, longilinea, fisico da modella, capelli biondi, lisci, occhi verdi da gatta, un algida silfide.
Eppure si sono incontrate, casualmente, se non si vuole ammettere che " il caso " è la mano di Dio quando non vuole firmarsi di persona. Non solo, ma si sono piaciute. Forse perché entrambe con un vissuto non proprio semplice, certamente riscattato poi alla grande, e che ha donato loro una forza interiore e una gran voglia di rivalsa verso la vita, quasi che questa fosse loro debitrice. E il tempo ha preso a scorrere sereno, fino al coronamento dei loro rispettivi sogni d'amore.
Poi la famiglia, la casa , i bambini.
Simili nella loro dedizione al proprio compagno, simili nella passione e l'amore per la propria dimora, il proprio maniero, nella scelta delle cose belle con cui circondarsi. Niente è lasciato al caso, e tutto, intorno, ne descrive la personalità. Colori tenui, soft per la prima più introversa e spirituale. Tinte decise e aggressive per l'altra che ancora non ha esaurito il suo bisogno di esternare per farsi capire, conoscere.
Poi piano piano, ma inesorabilmente, un'incomprensione oggi, un malinteso domani, una frase non espressa, e il rapporto tra i due regni si è raffreddato. Anzi, si è proprio interrotto. Ed è sceso il gelo.
Un gelo innaturale, insensato, che coinvolge e fa star male tutti quelli che le conoscono e che le amano. Compresa me.
Ecco, qui non so più come proseguire la fiaba, e allora comincia il racconto della vita.
Scusate, potete anche mandarmi a quel paese dicendomi di farmi gli affari miei. Io non vi biasimerei, anzi,  vi posso capire.
Ma vi prego, vi ho ascoltate talmente tanto nei vostri sfoghi di ragazze che mi sento quasi in diritto, ora, di rivolgermi a voi col cuore in mano, proprio in virtù del grande affetto e della stima grande che ci ha sempre unite. Perdonatemi, perdonate il mio cuore nostalgico, ma lasciatemi perlomeno il diritto allo sfogo.
E' vero che la nostra lontananza non mi consente di conoscere tante cose, ma non temete, non voglio giudicare  né ammonire, non me lo posso permettere.
Non si tratta di stabilire chi ha ragione e chi ha torto, non è questo l'importante, credetemi, anche perché la ragione ha mille sfaccettature, e definirla e impossibile.
Qui si deve solo cercare di aprire cuore e mente per provare a farci entrare il buon senso. Si tratta di capire che arroccarsi sulle proprie posizioni non porta a niente, erigere  mura attorno non ci protegge ma ci isola. Chiudersi agli altri è come rinunciare a una parte di noi stessi. E' precludersi il calore della conoscenza, rendere sterile il nostro giardino. Il che potrebbe anche essere una legittima scelta di vita, se non fosse che coinvolge poi gli altri a noi vicini, i nostri bambini. Perché loro ci guardano, continuamente. Siamo i loro modelli, i loro punti di riferimento. Che cosa vogliamo insegnare ai nostri figli? Come potremo parlare loro di fraternità, perdono, accoglienza, tolleranza, che pure sono parole che fanno parte di noi, del nostro credo. Non può esserci felicita se le cose in cui crediamo sono diverse da quelle che facciamo. . E nessuno e mai abbastanza forte e sicuro da pensare di non dovere mai aver bisogno degli altri.
Vi prego, qualunque cosa possa essere accaduta, non vi chiedo di dimenticare. So per esperienza che i graffi dell'anima non si cancellano più. Però vi dico : fate tesoro del vostro dolore custodendolo nella parte più profonda del vostro io. Tenetevi strette le vostre lecite, legittime, reciproche rabbie, ma provate, per una volta anche se è difficile, a mettervi ognuna nella situazione dell'altra. Con obiettività e onestà invertite i vostri ruoli e chiedetevi, in coscienza, se il vostro orgoglio ferito vale veramente lo scotto che pagate, se i torti, le ingiustizie subite ( o quelle che ritenete tali ) valgono veramente più di ciò a cui rinunciate.
Non necessariamente si deve riprendere come prima, perchè le abitudini cambiano, mutano le esigenze di vita. Basta imparare a rispettarsi reciprocamente, accettare il reciproco modo di vivere in modo maturo e civile.
Davvero vi costa così tanto un piccolo gesto d'amore?
Amore, questa parola magica ormai così tanto abusata e svilita che maipiù di ora ha avuto bisogno di essere riempita di significato.
Amore, un piccolo passo oggi, un chinare il capo con consapevolezza e umiltà, un tendere la mano domani.
Piccoli passi, certo. Uno per volta. Quale delle due se la sente di fare il primo?
Vi prego, non tacciatemi di retorica o di buonismo.Il mio intervenire è dato solo dalla nostalgia per ciò che eravate insieme, per i nostri momenti, le nostre chiacchierate. Ma vi prometto che non parlerò mai più di tutto questo se la cosa in qualche modo vi urta.
E' solo che, egoisticamente, non vorrei più dovere fare il turno per godere di voi e dei vostri splendidi bambini. Vi voglio così tanto bene!
Coraggio, spesso l'amore di una persona vale per due. Poi, col tempo, è contagioso.

TI PREGO

Quando mi dai la tua piccola mano
che tante cose mai dette esprime
ti ho forse chiesto una sola volta
se mi vuoi bene?

Non è il tuo amore che voglio,
voglio soltanto saperti vicina
e che muta e silenziosa
di tanto in tanto, mi tenda la tua mano.

                Hermann Hesse

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